15 gennaio 2020 | LA SCIOLINA ASSASSINA? UN CASO INTERNAZIONALE. LA FABBRICA DELL’ORRORE | IL VENETO ANCORA PRIMO. A PRODURRE E TACERE MORTE. CON LA MITENI | LE INACCETTABILI CONDIZIONI DI UNA FABBRICA DEL VENETO-VENETO SECONDO I NORVEGESI

introduzione di
Alberto Peruffo
[coordinatore di PFAS.land]

in collaborazione con
Dario Canciello
scritto dai giornalisti norvegesi
Torgeir P. Krokfjord, Bernt Jakob Oksnes, Nina Hansen
della testata Dagbladet
[l’equivalente scandinavo del Fatto/Corriere/Repubblica italiani]
tradotto dalla Redazione di PFAS.land

Foto cover: copyright Gazzettino + Dagdablet > nelle piste di sci di tutto il mondo – Olimpiadi comprese – si farà utilizzo di parte della produzione della FABBRICA DELL’ORRORE, così definita dai norvegesi dopo le recenti scoperte. In Veneto.

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POLVERE AL FLUORO: la sciolinatura fluorurata mediante Cera F, lanciata nel 1988, è, secondo il sito web del Gruppo Swix, “la sciolina per sci di maggior successo di tutti i tempi”. Foto: Bjørn Langsem – copyright Dagbladet

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State per leggere un reportage senza precedenti. Per dramma e composizione dei fatti.

Dopo aver letto quello che leggerete, vi domanderete dove erano in questi anni Spisal, Sindacati, Ulss e tutti gli altri organi di controllo e di tutela del Veneto. “Governatore” compreso. Ma pure i giornalisti d’inchiesta. Forse vi domanderete: ma in che Regione vivo?

Per presentarlo, mi limiterò ai fatti. A una serie di articoli norvegesi. E alla constatazione che – come suole dire il nostro benvoluto Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – siamo i primi, soprattutto per quanto riguarda sanità e – aggiungo io – ospedalizzazione. Sottolineo che il potenziale ospedalizzabile della popolazione contaminata da PFAS nel Veneto si stima sulle due/tre centomila unità di pazienti e che al momento il paese dove vivo detiene il record nazionale – forse europeo, potrebbe essere mondiale – di donne ospedalizzate per tumore al seno. Non parlo qui del business relativo, pubblico e privato. Ma solo di numeri e persone. Umane. Le stesse – molte di esse – che oggi sono tenute fuori strategicamente dallo screening sui Pfas che la Regione chiama volontario e di cui celebra al mondo il primato. Siamo i primi.

Quindi, certo, siamo i primi in tutto, ma forse la narrazione di quel primato – di quei primati – va cambiata. Capovolta. Siamo primi non solo per cose utili, e pure futili, ma soprattutto per i fatti ultimi. Che riguardano gli ultimi. Coloro che vengono colpiti – prima di morire – dagli atti scellerati dei primi, che neppure sanno quanto sciocchi sono nel propagandare che sono i primi, visto che tra gli ultimi, nessuna distinzione “tiene” e in questa classe rientrano anche i loro stessi figli e le loro stesse famiglie. Venete. Prime, non solo per patologie. Ma pure a non sapere certe cose e ad essere continuamente sottoposte a una narrazione di mezze verità, che spesso rasentano la falsità. Narrazione che dire sciocca è dire poco. È dire niente. Per noi tutto ciò è criminoso. Quanto il silenzio d’inchiesta della maggior parte dei giornalisti italiani. Specie locali.

Per questo e per altro abbiamo istituito le autorevoli – per relatori e relazioni – Giornate contro i crimini ambientali. Per bloccare le narrazioni false dei medici negazionisti come Angelo Moretto, papabile alla Direzione dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Padova, già bloccato ai tempi della farsa della Lectio Magistralis voluta da Antonio Nardone, con il patrocinio della Commissione Ambiente di Montecchio Maggiore (il mio paese, di cui parlavo prima) e della Confindustria vicentina. Pure per non sentire detto, inoltre, quello che leggerete dichiarato ai giornalisti norvegesi dall’avvocato della Miteni, a processo tra qualche giorno, nel reportage seguente: «Le affermazioni fatte dai lavoratori di Miteni e da medici e scienziati nell’area circostante mancano di scienza». Dichiarazioni – sempre per noi – criminose. Ossia potenzialmente criminali, perché possono nascondere un crimine alimentando ciò che lo oscura: il negazionismo. Specie dopo gli studi americani del C8 Panel che hanno dimostrato la correlazione patologica PFOA-PFAS e che ha costretto la DuPont a risarcire con centinaia di milioni di euro la popolazione americana, come testimonia il film The Devil We Know che stiamo portando in giro per tutto il Veneto e presto pure in Piemonte.

Negazionismo spesso colorito con gite aziendali o future sciate olimpiche. Come scoprirete. Prima ancora che Zaia invocasse – e ricevesse – le Olimpiadi. Peccato che non conoscesse ancora questa storia che stiamo per raccontarvi.

Mi limiterò perciò ai fatti. Un paio di mesi fa una missione di giornalisti scandinavi, costruita e istruita dal più autorevole quotidiano norvegese, ci contattò, tramite il giornalista romano Dario Canciello. Dagbladet è l’equivalente dei nostri Corriere e Repubblica. O meglio, del Fatto. Erano sulle tracce di una gravissima situazione che sta emergendo in Norvegia tra gli skimen, gli sciolinatori nordici, in un paese dove lo sci di fondo è lo sport nazionale, come per noi il calcio. Uno skiman, anzi una donna, era in pericolo di vita. Altri sono gravemente ammalati.

La nostra redazione si trova ad un passo dai grandi altipiani nevosi di Asiago e Folgaria. Il caso vuole che noi stessi siamo esperti di neve e di sci di fondo. E che conosciamo – sempre per caso – molto bene la Miteni. La sua storia. I suoi operai. I cittadini contaminati. La missione di giornalisti scenderà in Italia verso la fine dell’estate 2019. Da poco, sono usciti due articoli, in Norvegia, che stanno destando lo scalpore internazionale sulle scioline. Mentre qui da noi tutto tace. Strano, perché il principio di questa storia ancora una volta è Trissino, provincia di Vicenza, Regione Veneto. 

Regione ad aspirazione autonomista. Salvo quando serve. O quando è serva. Delle multinazionali e dell’economia di mercato finanziario, pilastro di tutta l’industria che qui ha estratto non solo risorse ambientali, ma pure salute. Non solo dalle masse di immigrati messi al servizio delle lavorazioni più tossiche e usuranti. Ma anche dai propri cari. Lasciandoci in cambio i reflui di una civiltà. Tossica.

Leggiamo il primo articolo, uscito in Norvegia il 16 novembre 2019. Attenzione. Lettura molto sconcertante. Solo nel 2016 gli operai ricevono notizie allarmanti. Non dai medici. Non dal sindacato. Non dalla Regione. Dai giornaletti di provincia.

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INIZIO TRADUZIONE INTEGRALE ARTICOLO DAL NORVEGESE – A CURA DELLA REDAZIONE DI PFAS.LAND – LINK ARTICOLO ORIGINALE CON FOTO E VIDEO >> Dagbladet articolo 1

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LA FABBRICA DELL’ORRORE: Trissino, Veneto.  Foto: Nina Hansen – copyright Dagbladet

16 novembre 2019
LA FABBRICA DELL’ORRORE
S K R E K K F A B R I K K E N

Da oltre 30 anni, questo impianto in Italia fornisce prodotti a base di fluoro al colosso norvegese di scioline Swix. Agli operai sono stati diagnosticati cancro, diabete e cirrosi.

VENETO (Dagbladet): Otto anni fa, Lorenzo Crosara (53) è caduto nel reparto di produzione dell’azienda chimica italiana Miteni. Ha lavorato con la materia prima per il prodotto norvegese di sciolinatura per sci, la Cera-F di Swix.

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LUNGA LOTTA: Lorenzo Crosara ha avuto un incidente al lavoro con il produttore chimico italiano Miteni. Ha lavorato ai prodotti per la sciolinatura per sci. Foto: Nina Hansen – copyright Dagbladet

Diversi altri lavoratori hanno descritto la drammatica scena del collega che cade all’indietro in una rampa di scale – con quello che si è rivelato essere un colpo potente. Lorenzo è rimasto a lungo sospeso tra la vita e la morte.

– Ricordo di essere caduto. Che arrivò un’ambulanza. Non mi ricordo più del primo anno. Sono stato in ospedale per mesi. È stato terribile. Terribile, ripete.

– Sono diventato un bambino. Ma ero un bambino solo pochi anni fa.
Un bambino, ripete, dicendo:

Ho dovuto imparare di nuovo tutto.

COLLABORAZIONE
Sin dalla fine degli anni 80, il produttore chimico italiano Miteni ha lavorato prodotti chimici al fluoro per conto della Norwegian Swix, fino a quando Miteni è fallita lo scorso anno. È qui, a Trissino, che nasce la base della sciolinatura per Swix: prodotti premiscelati o semilavorati, poi finiti a Lillehammer.

Ora i ricercatori dell’Università di Padova hanno documentato la prevalenza di cancro al fegato, cirrosi, diabete e linfoma tra i lavoratori. L’avvocato di Miteni contesta le conclusioni.

Dagbladet è stata in contatto con numerosi ex lavoratori nello stabilimento di Miteni. Raccontano di gravi problemi di salute, a seguito dei loro doveri in fabbrica.

Quando il CEO di Swix Åge Skinstad legge ciò che i lavoratori Miteni raccontano a Dagbladet, dice:

– Fa male leggere. Sfortunatamente, non possiamo farci niente ora. Penso che sia terribile che non sia stato reso noto come sono state le condizioni di lavoro. Questo è assolutamente inaccettabile – afferma Skinstad.

– Completamente inaccettabile – ripete.

Sia il top manager Skinstad che il capo della ricerca e sviluppo Christian Gløgård di Swix (Brav Norvegia) affermano di non essere a conoscenza del verificarsi di malattie e decessi tra i lavoratori italiani che hanno fornito loro la sciolinatura al fluoro.

Fino a quando Dagbladet una settimana e mezzo ha presentato le nostre scoperte nell’area della fabbrica nel nord Italia.

IMPARARE A PARLARE
Lorenzo Crosara ci accoglie nel suo appartamento nel piccolo paese di Cornedo Vicentino, a pochi chilometri dalla fabbrica di Miteni.

– I primi quattro anni non ho parlato affatto. Poi lentamente, sono migliorato.

Ha ancora problemi di linguaggio significativi. Gli sono stati dati dei quaderni dal logopedista per aiutarlo con la formazione. Indica le foto della sua famiglia. Di padre e madre. Di diversi tipi di frutta, verdura e alimenti.

“Gelato”, dice, indicando con orgoglio l’immagine di un gelato. Quindi ci fa conoscere i giorni della settimana. E ci mostra che può osservare.

– Come ho detto: sono un bambino.

Con le sue dita e le sue parole, Lorenzo afferma di aver iniziato a Miteni da diciassettenne e ha lavorato lì per 23 anni.

– A cosa hai lavorato per Miteni?

– Ho fatto la sciolinatura per sci. Per la Norvegia. Sì sì, dice con un linguaggio limitato.

– Swix, dice all’improvviso.

– Swix. Sì, sì, ripete.

– Quante lavorazioni sulla sciolinatura per sci?

“Cinque, forse”, dice, alzando cinque dita.

– Non tutto l’anno, ma ogni anno per molti anni.

– Per quanti anni hai lavorato con la sciolinatura per sci? – chiediamo.

– Per 20 anni – dice.

– Sapevi che erano molto costosi i prodotti che hai fatto lavorando la sciolina per sci?

– Oh Madonna! Assolutamente. Era roba molto costosa.

– Ci sono stati problemi di salute in quel dipartimento che conosci?

– Sì, sì, sì, sì, dice e continua:

– C’era poca protezione. Indossavamo maschere di tanto in tanto, ma questo non ha aiutato. Le maschere potrebbero non essere state buone.

La causa del danno alla salute di Miteni è principalmente il PFOA chimico. Il ricercatore Paolo Girardi dell’Università di Padova ha misurato la concentrazione di PFOA nel sangue dei lavoratori Miteni. Girardi afferma che il loro strumento di misura è andato a 91900 ng / ml – e Crosara ha fatto saltare la bilancia.

Il limite di tolleranza dell’UE e dell’Istituto norvegese di sanità pubblica è di 9 ng / ml, almeno 10.000 volte inferiore.

Lorenzo mostra disappunto.

– Alcuni giorni, il medico dell’azienda ci ha dato del latte che dovrebbe essere buono per queste sostanze.

– Il latte?

– Sì, dovrebbe essere buono per noi.

PREMI
Lorenzo si trascina sul pavimento. Recupera un permesso dall’armadio.

Indica diverse foto di se stesso con i colleghi. Da un giro in bicicletta e da una gita sugli sci.

– Guardate! Stavo sciando. Noi che abbiamo lavorato con la sciolinatura… siamo stati premiati con lo sci e brevi soggiorni nelle stazioni sciistiche – dice.

Gli chiediamo se ha pensato al perché è stato colpito.

“Non lo so”, dice.

– Ma sono stato triste per tutto questo. E sono nervoso per incontrarvi, perché non posso fare tanto ed esprimermi chiaramente come prima.

Conosci altri che hanno lavorato con la sciolinatura per sci?

Racconta di quattro uomini della città di Arzignano.

Quindi indica la finestra.

– E il mio amico Giuliano. Vive proprio in fondo alla strada qui. Mi ha aiutato molto. Facciamo passeggiate insieme. Un brav’uomo. Ha lavorato con la sciolinatura per sci.

Indica il suo collo.

– Giuliano ha un buco in gola, dice.

Capiremo presto cosa significa.

MISCELAZIONE FINITA
I fluorocarburi nella sciolinatura per gli sci sono nati alla fine degli anni 80. Oggi, una piccola scatola di sciolina in polvere di fluoro costa 1500 NOK [150 euro, v. scheda, ndr]. Essendo un prodotto d’élite, la sciolinatura al fluoro è oggi utilizzata dalla maggior parte delle persone che sciano in Norvegia.

La sciolinatura al fluoro Cera F, lanciata nel 1988, è, secondo il sito web del Gruppo Swix, “la sciolina per sci di maggior successo di tutti i tempi”. Insieme a tecniche come la molatura a pietra per la struttura della soletta, la sciolinatura a Cera F negli ultimi 30 anni è stata cruciale per il successo della Norvegia sulla piste da sci e per il successo commerciale di Swix a livello internazionale.

Il PFOA puro non viene aggiunto alla sciolina per sci. Ma il PFOA è usato come reagente chimico durante la produzione.

– La polvere di fluoro [la Cera F vera e propria, pura, ndr] è entrata in botti finite, che sono state poi riempite in scatole [pronte all’uso, ndr] a Lillehammer – afferma il responsabile della ricerca Christian Gløgård a Brav.

Dice che la sciolina in forma di cera miscelata è preparata invece a Lillehammer.

RISULTATI NUMERICI
La luce gialla della sera dell’Europa meridionale brilla sulle colonne romane al centro del paese di Cologna Veneta. I ricercatori Paolo Girardi ed Enzo Merler, entrambi dell’Università di Padova, mangiano caprese e parlano del cancro.

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LA RICERCA: Enzo Merler e Paolo Girardi dell’Università di Padova sono dietro agli studi che hanno scosso il Veneto. Foto: Nina Hansen – copyright Dagbladet

– La nostra selezione era limitata, afferma Girardi, che ha un dottorato in statistica, sui suoi studi.

– Ma abbiamo riscontrato un tasso di mortalità più frequente del solito. Maggiore incidenza di cancro – in particolare cancro al fegato, cirrosi e diabete.

Nel 2016 i due hanno pubblicato un rapporto sulla situazione sanitaria di 415 lavoratori Miteni. I ricercatori hanno avuto accesso ai documenti di polizia e agli archivi Miteni interni. I risultati numerici sono stati:

  • 75 dei 415 lavoratori erano stati fortemente esposti a PFOA / PFOS. – Tra questi 75, un terzo era deceduto per cancro e malattie cardiovascolari.
  • Al 30 giugno 2016 erano morti 79 su 415. In media, i lavoratori avevano 62 anni.
  • Tra i morti, 30 avevano il cancro: nello stomaco, nel fegato, nei reni, nei polmoni, nell’intestino o nelle cellule linfatiche.
  • 25 erano morti a causa di malattie cardiovascolari.

CONDIZIONI NON-SICURE
Questo autunno, i due ricercatori hanno pubblicato un nuovo rapporto, con ulteriori indagini da sui lavoratori Miteni. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno esaminato 462 lavoratori, di cui 107 morti all’anno. Il 31 dicembre dell’anno scorso. Concludono: “I risultati indicano un legame tra esposizione a PFOA e mortalità mai trovato prima”.

– Abbiamo riscontrato una maggiore prevalenza delle malattie mortali: cancro al fegato, cirrosi, diabete e linfoma – afferma Girardi a Dagbladet.

[v. nostro approfondimento, a cura del Prof. Franco Sarto >> 10 ottobre 2019 | GLI EX OPERAI DELLA MITENI MUOIONO DI PIÙ PER ALCUNI TUMORI]

Dagbladet fa notare i documenti della produzione di sciolina per sci ai due ricercatori. Enzo Merler descrive l’attività di Miteni per Swix come:

– Le condizioni di lavoro per coloro che effettuavano la sciolina per lo sci erano così pericolose che vi era un’alta rotazione di lavoratori che lavoravano in quella parte della produzione.

Dagbladet ha presentato le storie dei lavoratori all’avvocato Alessandro Honert, che rappresenta l’ultimo proprietario di Miteni, il gruppo ICI.

– Non siamo a conoscenza delle circostanze che si presume siano spiegate da “lavoratori, medici e scienziati”. Per quanto ne sappiamo, anche le presunte circostanze non sono oggetto di alcuna indagine o procedura formale da parte delle rispettive autorità – afferma Honert.

Dagbladet ha ripetutamente cercato Antonio Nardone, ex direttore di Miteni, senza successo.

Una delle persone dietro le figure shock di questa storia è l’uomo con il buco in gola. È tempo di ascoltare la sua storia. Saliamo in macchina.

IL BUCO NEL COLLO
In una stanza buia in un appartamento in un villaggio nel nord Italia, si trova un uomo storto [traduzione alla lettera di: står en krokrygget mann – ndr].

Parla attraverso un vibratore vocale. Alcuni anni fa, Giuliano Dalle Molle è stato colpito da un cancro alla gola potenzialmente letale mentre lavorava per Miteni.

È stato inabile per molto tempo.

Per Dagbladet, conferma la storia del suo compagno ed ex collega Lorenzo Crosara.

– Ho lavorato sulla Cera Swix per alcuni anni nella fase sperimentale. Sono passati molti anni. Ho lavorato principalmente con altre sostanze chimiche, PFAS e prodotti PFOA.

Swix era importante per Miteni, afferma Dalle Molle.

– Perché il prodotto che le abbiamo venduto era davvero costoso. Era una piccola parte della produzione, ma ancora centrale, perché così redditizia.

Non sa per certo perché si è ammalato. Ma ha dovuto sottoporsi a forti cicli di radioterapia dopo essere stato diagnosticato un cancro alla laringe 15 anni fa. Alla fine, i problemi di salute lo hanno costretto a rinunciare e ad abbandonare il lavoro. Il tumore nella laringe lo ha costretto a importanti interventi durante la sua vita. Le più visibili e udibili sono le conseguenze della tracheotomia, con la esecuzione del foro nella gola, a cui ha dovuto sottoporsi quando il cancro lo ha attaccato e per il quale ha dovuto rimuovere la laringe.

Giuliano perse la normale funzione vocale e dovette iniziare a respirare attraverso un’apertura artificiale nella trachea, nella parte anteriore del collo.

Per parlare, usa un vibratore vocale, una fonte sonora elettrica che sostituisce le corde vocali.

Durante la conversazione con Dagbladet, Dalle Molle tiene il vibratore contro la gola, in modo che il suono si propaghi nella cavità orale e prenda la forma della parola.

FA IMPRESSIONE
– Mi sono unito a Miteni nel 1974 e sono andato in pensione nel 2008. Ho lavorato in tre o quattro dipartimenti diversi, soprattutto con l’elettrolisi, di cui il prodotto finale era il PFOA. Ho visto crescere il business. Abbiamo iniziato la produzione di prodotti per la sciolina all’inizio degli anni 80. Era un prodotto costoso – a differenza di molti altri prodotti da Miteni. Era uno dei pochi prodotti finali che abbiamo realizzato. Ho lavorato principalmente con intermedi. Ne abbiamo avuti molti, circa 150-160 prodotti, prodotti di nicchia, in particolare intermedi utilizzati nell’industria e nell’agricoltura, utilizzati in padelle e giacche per tutte le stagioni. Ma sì, mi piaceva anche la sciolinatura degli sci, afferma Dalle Molle.

Tutto ciò – spiega e chiede comprensione – sono cose difficili e complesse di cui parlare.

Conferma la presentazione di Lorenzo Crosara nel dipartimento di sciolinatura per sci.

– Sì, c’erano cinque, sei, sette nel dipartimento che lavoravano intensamente per alcuni mesi all’anno. Ma come ho detto, sono stato lontano dalla fabbrica per 15 anni. Perdi il contatto. Quindi posso rispondere solo per me stesso.

Gli chiediamo dei problemi di salute generale tra i dipendenti Miteni, che i ricercatori hanno analizzato.

– Se penso ai miei colleghi, molti se ne sono andati, ora. Il rapporto afferma che per noi l’aspettativa di vita è inferiore di 4-6 anni rispetto alla maggior parte delle persone. Almeno questo è ciò che ci è stato detto. Fa impressione.

LE PREOCCUPAZIONI
– Quando ti sei preoccupato che le sostanze a cui stavi lavorando con i tuoi colleghi avrebbero potuto avere effetti sulla tua salute?

– Era il 2016 quando sui giornali arrivavano notizie allarmanti. Poi ho iniziato a seguire e sono andato dal medico. E poi siamo stati contattati dal sindacato. Vorremmo informarci su cosa si può fare e cercare di avere una visione d’insieme della situazione.

– Hai iniziato a pensare di non essere abbastanza protetto?

– Sì, ho quel dubbio con me.

Dalle Molle deve smettere costantemente di parlare per alcuni secondi per asciugarsi il muco dalla bocca. Quando si respira attraverso il buco nella gola, l’aria è più fredda, più secca e pure più inquinata rispetto a quando si respira attraverso il naso. Questo irrita le mucose che producono più muco. Il muco può aderire alla crosta nella trachea ed è spesso difficile da espellere con la tosse.

La situazione fornisce a Dagbladet diversi esempi durante la conversazione con Dalle Molle. Non verrà fotografato.

Quando chiamiamo Pierluigi Savio, un altro dei lavoratori che ha lavorato alla sciolinatura per sci, si dimostra solo annoiato. Secondo i colleghi, pure Savio ha avuto il cancro.

“Non posso parlare di Miteni”, dice Savio.

C’è un uomo che sta provando a lanciare un allarme già da molto tempo. Saliamo di nuovo in macchina per guidare fino a un piccolo appartamento a Valdagno. Lì incontriamo l’uomo che, insieme a Crosara, ha probabilmente la più alta concentrazione di PFOA nel sangue.

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LOTTA: Stefano De Tomasi è l’unico lavoratore Miteni che ha cercato di sensibilizzare in merito ai problemi di salute. Foto: Nina Hansen – copyright Dagbladet

GLI OCCHI BRUCIANO
– Hai presto notato che c’era qualcosa che non andava – dice Stefano De Tomasi, spegnendo il video di Youtube che ha riempito il piccolo appartamento di un triste pop metal dai Paesi Bassi.

Lì vive De Tomasi con due gatti e due cani di piccola taglia. Ossigeno per tutti.

“Ha iniziato a bruciare negli occhi”, dice facendosi strada tra i suoi piccoli conviventi. De Tomasi è l’unico lavoratore Miteni che ha cercato di sensibilizzare sui problemi di salute.

– Conosco almeno dieci colleghi che sono anche peggio di me. Molti sono morti. Anche se ho avuto attacchi di cuore, colesterolo alto e ipertensione, e ho lottato con depressione e ansia – inizia De Tomasi. 

Si è unito a Miteni nel 1999 e ha lavorato per l’azienda per oltre 20 anni. Ci sono 14 scatole di medicinali sullo scaffale. Ogni giorno egli deve prendere ciascuno di essi e aggiungere qualcosa alla dose corrente.

– Che ne sai della produzione di cera per la sciolina?

– Abbiamo prodotto «sportsfluor», essenziale per creare la cera. Miteni ha guadagnato un sacco di soldi – dice Stefano De Tomasi.

Lui dice di aver lavorato per creare PFOA puro.

– Il PFOA è come l’oro. Il medico aziendale garantiva per la nostra sicurezza. Ma alla fine mi è stato detto che potrebbe essere dannoso avere livelli elevati di PFOA nel sangue per cui ho deciso di fare un esame del sangue.

Un primo campione di sangue ha mostrato 35.000 nanogrammi PFOA per millilitro di sangue. Un livello astronomico di per sé. La misurazione successiva è stata più che raddoppiata: 91.000 ng / ml. Secondo Paolo Girardi, De Tomasi e Lorenzo Crosara hanno i livelli di PFOA più alti mai misurati.

LA MIGLIORE SCIOLINA
A pochi passi dall’ormai chiusa fabbrica Miteni di Trissino, gli ex operai Denis Orsato e Renato Volpiana siedono a un tavolo di un caffè rumoroso. Mentre musica eurotrance della varietà più fastidiosa germoglia in sottofondo, Denis Orsato si lamenta per la sua nuova realtà.

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SENZA LAVORO: – La sciolina al fluoro prodotta da Miteni è stata la migliore che si potesse ottenere, afferma Denis Orsato (TV). Lui e Renato Volpiana sono senza lavoro oggi. Foto: Nina Hansen – copyright Dagbladet

Non ha un lavoro e nessun prerequisito per ottenerne uno nuovo. Oggi i due visiteranno i locali di Miteni per raccogliere documenti medici che useranno in una lunga battaglia per ottenere un risarcimento:

– Denaro e adeguato compenso non sono neppure delle priorità – dice.

– La salute è molto più importante. E sono preoccupato.

Orsato afferma che gli è stato diagnosticato una steatosi epatica (fegato grasso), una malattia del fegato che può svilupparsi in epatite e con essa la possibilità di evoluzione in cirrosi e cancro al fegato. La ricerca è ancora divisa sull’incidenza di probabilità di fegato grasso causato dai PFOA. Studi recenti hanno indicato una correlazione.

L’unica cosa che può aiutare Orsato ora è la dieta. Seguendo una dieta rigorosa, rifiuta tutte le offerte per il pranzo di Dagbladet.

– La sciolina al fluoro prodotta da Miteni è stata la migliore possibile – afferma Denis Orsato.

– Ma le sostanze al fluoro erano tossiche. E ora le hai con te, se hai lavorato alla sciolinatura per sci durante la produzione, e speriamo vada bene perché sarà molto difficile liberarsene.

SCOSSO
Il responsabile della ricerca Christian Gløgård a Swix (Brav) legge rigidamente. Di fronte a lui sul tavolo ci sono le dichiarazioni dei lavoratori.

– Posso solo dire, come chimico, che è terribile vedere che Miteni non si è preso cura della salute dei lavoratori. E non si è nemmeno assicurato che avessero abbastanza dispositivi di protezione – afferma Gløgård.

– È deplorevole vederlo in retrospettiva. Assolutamente terribile.

Il direttore, Åge Skinstad, seduto al suo fianco in una sala riunioni di Brav, a Brekke, a nord di Oslo, afferma:

– Gløgård ha persino visitato la fabbrica Miteni. Ma non ha riferito nulla di sospetto.

– Sono stato lì due volte di persona, e non c’era attività nel reparto. Quello che normalmente cerco quando sono in questi tour, con la grande esperienza che ho, è se è pulito e ordinato. Lo è sempre stato. Sembrava che avessero un buon controllo. Quello che non ho visto, ad esempio, è se c’erano dispositivi di protezione in uso. Inoltre non ho mai avuto modo di parlare con i lavoratori, lì. Quindi è naturale porsi tali domande – dice Gløgård.

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NIENTE DI CERTO: il responsabile della ricerca Christian Gløgård e il direttore Åge Skinstad di Swix affermano che nessuno in azienda ha idea della situazione di Miteni. Foto: Nina Hansen – – copyright Dagbladet

Skinstad aggiunge:

– Queste sono informazioni nuovissime da noi. Non voglio prenderle sotto gamba, ma non ci danno nemmeno l’opportunità di agire contro la Miteni da quando sono falliti. Comunque non c’è dubbio che questo è stato del tutto inaccettabile. Se avessimo avuto queste informazioni, avremmo immediatamente posto fine alla relazione con il cliente.

Sottolinea che Swix è stato uno dei tanti clienti per Miteni e che la produzione di sciolinatura per sci è stata solo una piccola parte della grande produzione chimica nello stabilimento di Trissino. Gløgård afferma inoltre che la produzione di sciolinatura per sci non può durare più di tre mesi all’anno.

RIFIUTO
L’ICIG, proprietario di Miteni, afferma che non ci sono prove scientifiche che il PFOA causi gravi problemi di salute. Pertanto, sostiene l’avvocato del proprietario Honert, le affermazioni fatte dai lavoratori di Miteni e da medici e scienziati nell’area circostante mancano di scienza.

– Cosa pensa dei ricercatori e del personale che sostengono che ai lavoratori Miteni, a causa del modo in cui era gestita la fabbrica, sono stati diagnosticati tumori, malattie del fegato e una serie di altre gravi malattie?

– Non ci sono studi scientifici che dimostrino alcuna connessione effettiva tra l’assunzione di PFOA e una serie di malattie che menzionate. Gli esperti chiamati dal procuratore – compreso il professor Tony Fletcher – hanno dichiarato che non ci sono studi scientifici che dimostrano una correlazione tra malattie legate al cancro, cardiovascolari o neurocerebrali o malformazioni fetali e l’assunzione di PFOA. Secondo le dichiarazioni del procuratore, l’unica correlazione scientificamente provata è un aumento dei livelli di colesterolo nel sangue. Questa affermazione è fortemente contestata dall’ICIG.

Tony Fletcher dice a Dagbladet che l’avvocato Honert ha frainteso la sua ricerca:

– L’affermazione non è corretta. Ma non ho l’opportunità di elaborare, dal momento che il processo non è iniziato – dice Fletcher.

Dagbladet ha cercato Mitsubishi – che ha venduto Miteni a ICIG – senza successo. Dagbladet ha anche cercato il medico aziendale di Miteni. Non ha risposto a domande ripetute.

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SINOSSI INFORMATIVE

SWIX AFFERMA

– Il PFOA non è stato utilizzato nella produzione di sciolina per sci presso Miteni.

– Il PFOA si presenta come contaminante nelle polveri di fluoro allo 0,0002%.

– Lo 0,3-0,5% della produzione annuale di Miteni è stata per la sciolina per sci.

– Tra il 2012 e il 2016, la chimica C8 in F65A è stata gradualmente eliminata a favore di F55A basata sulla chimica C6.

SWIX OGGI

– Norske Swix è oggi di proprietà della società Brav Norway, che a sua volta è di proprietà di Johan H. Andresens Ferd.

– Swix e la sua controllata Toko detengono una quota di mercato superiore al 60% del mercato della sciolina per sci in tutto il mondo.

– Produce sciolina per gli sci dal 1946.

– Fu acquistato da Tiedemanns, in seguito Ferd AS, nel 1978.

–  Ha ottenuto un grande successo con la sciolina al fluoro Cera F negli anni 80.

– Oggi, insieme alla sua controllata Toko, è di gran lunga il più grande produttore di scioline al mondo.

– Dispongono nel loro brand anche di attrezzatura da sci, abbigliamento invernale e molto altro.

MITENI BREVE STORIA

– Miteni è stata fondata nel 1965 come centro di ricerca per l’azienda tessile Marzotto.

– Originariamente chiamata RIMAR, si è poi sviluppata in un produttore di sostanze chimiche pure.

– È stata acquistata nel 1988 da EniChem e Mitsubishi. La compagnia prende il nome di Miteni.

– Nel 1996 la società era interamente di proprietà di Mitsubishi.

– Nel 2009, la società è stata acquisita da ICIG.

– Ha prodotto sostanze chimiche come PFOA e GenX.

– Ha collaborato con Swix per la sciolinatura al fluoro per gli sci dagli anni 80, dopo che un professore italiano dimostrò le proprietà di scivolamento del fluoro.

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Un ritaglio di giornale del 7 gennaio 2020

EPILOGO

Che dire? Siamo senza parole. L’Unione Europea sta per mettere fuori legge i PFAS e il Giornale di Vicenza ci racconta di una Proprietà ICI3, che dopo aver acquistato ad 1 euro la Miteni nel 2009, riceve indietro dal Tribunale di Vicenza immobili e l’uso dei terreni, perché troppo costosi per l’eventuale bonifica, per la quale la stessa ICI3 ci presenta un piano “volontario” di MISOmessa in sicurezza operativa che non è una bonifica – l’ultimo giorno utile prima della scadenza sanzionatoria. Un piano per un muro di contenimento. E dentro? Dove ci sono ancora gli impianti?!!

Tutti noi ci chiediamo come faceva a sapere il Tribunale fallimentare che la bonifica era troppo costosa se il piano di caratterizzazione che era stato imposto dalla Regione Veneto nel 2017 – i 7000 carotaggi spannografici annunciati da Zaia – su un reticolo di 10×10 metri, fu improvvisamente bloccato dopo che la stessa Miteni minacciò la Regione con un ricorso per danno “blocco impianti” di 98,5 milioni di euro (non i falsi ricorsi dell’Assessore Bottacin per la stessa cifra siglati irrimediabilmente nella sua recente lettera), e si passò a maglie molto più larghe. Poco prima di avviare la procedura di concordato che poi portò al fallimento. Come mai? Perché si passò al 35×35? E soprattutto, in base a quali caratterizzazioni viene oggi posto il futuro piano di bonifica, quando dentro, sugli impianti, ancora non si è agito? Peggio, chi fu a guidare la caratterizzazione leggera… di allora o di oggi? Dai giornali si apprende che è stato un imputato al processo in corso, Davide Drusian, il responsabile della sicurezza. Perché un imputato che in teoria è il potenziale responsabile della contaminazione e non una equipe di scienziati inquirenti? E come mai la Regione si espone a priori con 3 milioni di euro chiedendo aiuto preventivo allo Stato, dopo averlo continuamente e politicamente ostacolato con i vari proclami autonomisti, considerando che gli inquinatori sono frutto di contratti tra industriali e relativi permessi e tutele tutte della stessa Regione che ha permesso il GenX nel 2014? C’è un piano concordato di uscita a basso costo da parte di tutte le parti in causa, alleatesi? Da quando? O è pura strategia politica elettoralistica come furono i filtri ai tempi del Referendum dell’ottobre 2018?

In altre parole, come faceva il Tribunale fallimentare sapere dei costi “insostenibili” di bonifica per via dei quali ha riconsegnato terreni e immobili alla ICI3 quando solo ora – 31 dicembre 2019 – viene consegnato il piano di bonifica? Su quale base si fonda questa riconsegna?

Tutta questa inaccettabile storia del fallimento della Miteni è confusa e opaca e chiediamo che la Guardia di Finanza accenda un forte faro per fare luce su una strana procedura fallimentare che assegna proprietà e terreni ai vecchi proprietari al netto dei debiti di fallimento, ai quali saranno soggetti passivi le stesse maestranze e fornitori. Qualcosa non quadra e questa narrazione volontaristica – oltre che inaccettabile e vergognosa a fronte di ciò che i cittadini stanno vivendo – sembra prodotta dalla stessa mente perversa che ha prodotto la Lectio Magistralis negazionista del Dott. Angelo Moretto. Che sia Antonio Nardone, istruito dai suoi superiori, banchieri e multinazionali, che ancora manovra social – il criminoso Noi per Miteni – e relazioni con la stampa? O è una bomba che sta per esplodere e nessuno sa più come contenerla? Se non alimentando narrazioni favolistiche.

Noi non ci stiamo. I documenti della storia americana della DuPont e questo reportage non ammettono riserve. E questi documenti e questo reportage li mettiamo sul tavolo dei procuratori.

Insieme alle nuove sconcertanti analisi del sangue dei nostri figli più giovani – altamente contaminati – consegnateci in questi giorni!

Lasciamo perciò le favole. Di buona volontà. Ritorneremo presto alla drammatica opacità del quotidiano – i nostri morti – che ci consegnerà pure il secondo articolo dei norvegesi, previsto per la prossima puntata. Solo una popolazione dormiente, anestetizzata, succube, come quella del Veneto contemporaneo poteva subire queste ingiustizie e non trovare la forza di sollevarsi contro chi li ha ingannati.

Abbagliati dal sorriso di una propaganda. Permanente.

Alberto Peruffo
alberto_peruffo_CC
15 GENNAIO 2020
Redazione PFAS.land

Le foto e il testo del reportage, in lingua originale, sono di proprietà Dagdablet.

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PS Sciolina assassina? No, se c’è precauzione nella produzione e nell’applicazione. Fabbrica dell’orrore? Sì, senza dubbio, quando si avvelena senza riserve gli operai. Esistono delle scioline senza pfas e su queste bisogna puntare tutta la nostra attenzione e ricerca, per il futuro. Qui un esempio >> https://www.greenicewax.com/

2 risposte a "15 gennaio 2020 | LA SCIOLINA ASSASSINA? UN CASO INTERNAZIONALE. LA FABBRICA DELL’ORRORE | IL VENETO ANCORA PRIMO. A PRODURRE E TACERE MORTE. CON LA MITENI | LE INACCETTABILI CONDIZIONI DI UNA FABBRICA DEL VENETO-VENETO SECONDO I NORVEGESI"

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