19 maggio 2022 | «HIGH-INCOME SACRIFICE ZONE» ZONA DI SACRIFICIO AD ALTO REDDITO. DIFFIDATE DELLA REGIONE VENETO: ARIA, ACQUA, ALIMENTI E BONIFICA «FUORI CONTROLLO»? LE ULTIME NEWS SU DIFFIDA, INQUINAMENTO VICENZA CENTRO, PROCESSO PFAS, ARIA LEGNAGO E CITAZIONE A GIUDIZIO ATTIVISTI NO PFAS | FOTO RAINBOW WARRIOR VENEZIA

di Comitato di Redazione

Crediamo che pochi tra voi abbiano sentito parlare delle “sacrifice zones”, letteralmente delle zone “sacrificio” [1] che sono state permanentemente danneggiate da pesanti alterazioni ambientali, spesso a causa dell’uso del suolo localmente indesiderato (LULU), in inglese Locally Unwanted Land Use. Un uso-abuso «che crea costi di esternalità per coloro che vivono nelle immediate vicinanze. Questi costi includono potenziali rischi per la salute, scarsa estetica o riduzione dei valori domestici». Le LULU spesso gravitano attorno ad aree svantaggiate come baraccopoli, quartieri industriali e luoghi poveri, minoritari, privi di personalità giuridica o politicamente sottorappresentati che non possono combatterle. Dette zone «con tali rischi, devono essere create per i maggiori benefici che offrono alla società», quindi esistono più comunemente nelle comunità a basso reddito e minoritarie, sfruttate per il benessere delle comunità ricche e maggioritarie, creando vere e proprie forme di razzismo ambientale, come ben spiegato da Razmig Keucheyan [2].

Qui da noi invece si fa di più. Nel Veneto dei primati, prima regione al mondo ad avere istituito ufficialmente il Quinto Fattore di Rischio (quello dei Pfas [3], dopo quelli classici della società dei consumi), esiste – secondo una deduzione teorica da noi proposta – una nuova Zona di Sacrificio di valenza mondiale, che diversamente da quelle a basso reddito (economico e di rappresentanza), è ad alto reddito. Ovverosia, la convivenza politica tra «alto rischio per la salute» e «alto reddito procapite» (specie per le classi dirigenti, al cui standard di vita tutti aspirano) è diventato “qui da noi” un fatto, generando un mostro sociale per il quale l’inquinamento tossico è accettato, vissuto e addirittura istituzionalizzato: la rappresentanza politica plebiscitaria di questo pensiero è la prova provata di questo “monstrum” tipicamento veneto.

Un caso concreto su tutti è la “vivificazione” con cui è stata propinata la diluizione di sostanze tossiche da parte del tubone ARICA, a Cologna Veneta. Ma non meno importante è la collegata contaminazione da PFAS, su tutte le matrici (acqua, aria, suolo, alimenti), messa in opera per decenni nelle valli di questa «Zona di Sacrifico ad Alto Reddito». Insomma, qui da noi si vive bene, con alto rischio di patologie, che comunque saranno curate in super-ospedali-super-attrezzati, dediti anche questi al profitto che porta indirettamente – tramite la malattia industrializzata – all’alto reddito di cui sopra, inversamente proporzionale comunque (reddito procapite e relativo minore rischio di malattia) al posto in cui si occupa nella classe sociale e sempre sulle spalle di lavoratori sfruttati, spesso migranti, precari, giovani. Che se non muoiono per strada, possono ambire alla stessa fine di chi tiene una posizione alta nella classe sociale. In un comodo ospedale a grande portata di inclusione e di relativa redditività pro-paziente per un ospedale diventato Azienda, industria: industria non tanto e solo locale, ma globale. Sia esso un ospedale pubblico o, meglio, quando il pubblico è stato fagocitato, una clinica privata.

La cura collettiva è infatti spalmata e redditizia quanto la diffusione orizzontale del male. Su questo neppure i ricchi e i loro figli si risparmiano. Meglio contabilizzare tutto. Poiché i tumori non guardano in faccia nessuno. L’importante è continuare a fare affari. Addirittura producendo antitumorali o sostanze intermedie. Miteni docet. O enormi ospedali. Fuori misura. Con 5000 pazienti donne curate all’anno per tumore al seno, in una zona che non arriva neppure a 50000 residenti di utenza, per genere ed età. Trascurando altre patologie. Vedi foto cover [4]. Una Cattedrale del Male? Dove sacrificare i corpi presenti e futuri?

Possiamo quindi formulare la conclusione che le Valli dell’Agno e del Chiampo, più le contermini, che portano al mare tramite i fiumi le loro emissoni, aggravate da discariche, inceneritori, grandi opere inutili come la TAV e la SPV, con laterali e laceranti diramazioni, fino alle basi militari del capoluogo politico-amministrativo di Vicenza, tutte nel loro insieme costituiscono la prima e più importante «Sacrifice Zone ad Alto Reddito» del mondo occidentale, diversa e “superiore” a quella già decretata in Italia per i quartieri operai dell’Ilva di Taranto da parte di un recente Report ONU 2021 [1]. Non è un caso che nella recente Missione ONU – ancora in fase di elaborazione – lo Special Rapporteur Marcos Orellana si sia concentrato sulla contaminazione da PFAS in Veneto, mettendola al primo posto delle sue visite rispetto a quella già conosciute dell’ILVA di Taranto o la Terra dei Fuochi campana. Di passaggio, non trascuriamo le future Zone di Sacrificio ad Altissimo Reddito costituite dalle monocolture del vino, laterali alle Valli dell’Agno e del Chiampo [5], dei veri e propri ecocidi contro la biodivesità, sia sociale, sia biologica. In sintesi, possiamo affermare questo: delle “particole di terra” non possono conciare pelli o produrre vino per tutto il mondo, sacrificare tutto e tutti, la biodiversità, come voluto dalle politiche della Regione Veneto, facendo diventar quelle “particole” delle zone di sacrificio, dove non si può più neppure uscire di casa per fare una passeggiata. Il trionfo della domus condizionata occidentale. La «grande cura» finale.

Che cosa distingue una Zona di Sacrificio ad Alto Reddito – «High-Income Sacrifice Zone»* – rispetto alle classiche zone di sacrificio, a basso reddito? Lo vedremo presto. Come gli atti del processo Miteni in corso e i fatti di cui gli attivisti sono e sono stati protagonisti: diffide contro la Regione, analisi negate, citazioni a giudizio e molto altro ancora che vi racconteremo in questo articolo di “raccolta” degli ultimi mesi di questa nostra epica battaglia contro i Pfas, contro chi li ha prodotti, permessi, non controllati. Sprofondati come siamo in una civiltà – qui, nel Veneto ricco, autonomo e profondo – a basso reddito di conoscenza e belligeranza. Con un reddito economico proporzionale all’omertà civile. Al silenzio gettato sulle sostanze perfluoroalchiche per anni e anni. Alle spanne con cui operano i politici [6].

Per fortuna c’è qualcuno che ha pensato di generare una vera e propria “tempesta cognitiva”. Da cui tutti saremo travolti. Noi ci crediamo.
Alberto Peruffo
Comitato di Redazione PFAS.land

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1.
ZONA ARANCIONE: DIFFIDA CONTRO ULLS8 E REGIONE VENETO
aprile 2022

«Basta un (1 – uno)  solo ng/lt di PFOA per litro di acqua affinché vengano mantenute nel sangue umano concentrazioni di PFOA di 2-3 ng/lt […] Non esiste un limite al di sotto del quale possiamo stare tranquilli sulla tossicità di queste sostanze nei confronti della salute umana».

Esordisce così il dottor Vincenzo Cordiano, ematologo e presidente di ISDE Veneto, durante l’audizione presso la Commissione Ambiente del Senato in data 29 marzo 2022, in cui si sta discutendo il disegno di legge  2392 che riguarda l’introduzione di limiti di legge nazionali sulla presenza di PFAS nelle acque potabili e di scarico. 

È sufficiente questa dichiarazione per far capire che la “sorveglianza sanitaria” a cura della Regione Veneto non rappresenta una tutela o uno strumento di prevenzione nei confronti della popolazione, in quanto è volta ad analizzare solo una parte del problema (l’a posteriori della drammatica realtà) e solo una parte della cittadinanza della cosiddetta zona rossa, quella più pesantemente contaminata dalle sostanze perfluoroalchiliche, che ha visto risolta almeno la contaminazione degli acquedotti, grazie all’installazione nel 2017 dei super filtri ai carboni attivi in grado di abbattere i Pfas sino al limite tecnico di quantificazione. Riconosciamo questo risultato, tuttavia parziale e ora con la grande incognita di dove hanno “posizionato” i Pfas filtrati. In aria a Legnago? Ci sono verifiche in corso. Come vedremo nel punto 4.

Mappa by Collettiva.itAcque contaminate di Patrizia Pallara

Ma vi è un’altra fetta di popolazione a rischio, quella ubicata in zona arancio, ovvero vicino alla Miteni, sopra la falda di Almisano e da Montecchio verso Vicenza. «Ricordiamo che una parte della tossicità è data dagli alimenti, che divengono veicolo di contaminazione per l’uomo» – sottolineano Marzia Albiero ed Elisabetta Donadello, nostre attiviste di Creazzo e Vicenza. Ecco allora che non si può trascurare questa fetta di popolazione, che fin dall’inizio ha chiesto alla Regione Veneto, a più riprese, di far parte dello screening sanitario, fino a spingere 15 famiglie a rivolgersi ad uno studio legale, a gennaio 2022, e presentare diffida nei confronti di Ulss 8 e Regione Veneto. Non è più procrastinabile. Viene negato un diritto, il diritto di poter conoscere la concentrazione di questi inquinanti nel sangue dei cittadini. Viene negato il diritto di fare prevenzione ad una fetta di popolazione classificata come di serie B. Stando alle dichiarazioni, su base scientifiche, espresse dal dottor Cordiano, come possono stare tranquilli i cittadini di Vicenza che nel loro acquedotto (ad oggi) hanno 7,9 ng/lt di Pfoa? O di Creazzo o Sovizzo con 4,4 ng/lt di Pfoa? O di Montecchio Maggiore con 20 ng/lt di Pfoa? E di Arzignano con 32 ng/lt di Pfoa? Senza contare il Pfos o la sommatoria dei PFAS di nuova generazione. Senza contare la grave contaminazione dei suoli, delle falde, dei pozzi e dei corsi d’acqua superficiale, ancora utilizzate per l’irrigazione dei campi [v. punto 2, ndr]. Ora questi cittadini non sono più disposti ad aspettare, soprattutto alla luce di ciò che sta emergendo al Processo, ovvero l’aumento spaventoso di alcune malattie in soggetti che presentano concentrazioni di  Pfas nel sangue.  E in taluni casi, la conseguente mortalità. Per trasparenza ed informazione capillare, alleghiamo copia della diffida di una famiglia abitante nella zona di Vicenza Ovest.

+

2.
LE NUOVE EMERGENZE CHIMICO-FISICHE ALLE PORTE DI VICENZA. ZONA ARANCIONE SEMPRE PIU A RISCHIO
aprile 2022

Il 28 aprile 2022 presso la Sala d’Onore di Palazzo Chiericati, monumento Unesco di Andrea Palladio, abbiamo illustrato, insieme con gli aggiornamenti del Processo Miteni, le recenti e preoccupanti risultanze sulla contaminazione di Vicenza e Creazzo. A presentare gli avvocati Edoardo Bortolotto, Enrico Varali e Matteo Ceruti, la responsabile di Medicina Democratica di Vicenza, Maria Chiara Rodeghiero (nella foto) e Alberto Peruffo di PFAS.land.

Leggi l’articolo di Marco Milioni >> https://www.vicenzatoday.it/attualita/pfas-alle-porte-capoluogo-berico-inquinamento-polemiche-6-maggio-2022.htm

Già negli anni precedenti avevamo monitorato il passaggio della contaminazione da sotto il Colle di Montecchio Maggiore presso Valdimolino, dalla Valle dell’Agno alla Valle dell’Onte, 70 metri più in basso di dislivello geodetico, il quale passaggio sotterraneo faceva presagire affioramenti importanti presso le risorgive del Retrone a Creazzo.

Oggi, nel 2022, a bonifica Miteni praticamente inesistente, con la barriera idraulica in perdita continua, alle porte di Vicenza affiorano in modo sconcertante quantità impressionanti di contaminante, quello storico che ha camminato negli anni sottoterra e che ora presenta il suo conto alla città politicamente responsabile delle AIA rilasciata alla Miteni: Vicenza. Mentre dai lati, dal contorno delle colline, arriva quello recente ad opera del Genx e del C6O4.

Riportiamo sotto uno screenshot della zona di Carpaneda. Arriviamo a valori di sommatoria di 29mila ng/lt. Per niente rassicuranti.

Questo il link del nostro GIS specifico per Vicenza preparato sugli ultimi dati Arpav 2021 >> https://qgiscloud.com/davide_ttk/PFASLAND_GIS_2021_Vicenza/

Di assoluta rilevanza le analisi in corso da parte di un team di ricercatori universitari di alto livello sui campi ai confini tra Creazzo e Vicenza – che abbiamo visto in anteprima, essendo state coinvolte proprietà di attivisti poste sui nuovi affioramenti – con concentrazioni di PFAS in crescita esponenziale su terreni, alimenti e pozzi, con aumenti di PFOA e PFDA in “percentuali di crescita molto superiori” ad ogni ottimistica previsione, con ordini di grandezza già attestati sulle migliaia di PFAS per vegetale campionato, ovvero sia valori impressionanti per Erba, Topinambour, Trifoglio, Radicchio, Fragole, Tarassaco. Le nuove analisi sono in fase di verifica incrociata, con l’aiuto di ricercatori di altri istituti, e presto saranno rese pubbliche. Nel silenzio delle istituzioni regionali che avevano tenuto “nei cassetti” i dati alimentari e che di fatto hanno abbandonato gli agricoltori, specie della zona arancione.

Questa l’opinione del nostro esperto Davide Sandini, autore del GIS: «Riguardo alla ragione delle concentrazioni elevate e in salita, quello che osserviamo a Vicenza ora è la testa dell’ inquinamento o comunque quello che è partito molti anni fa da Trissino, e che ha viaggiato lentamente sotto terra. Il fatto che sia in aumento ora significa che è partito prima della scoperta ufficiale dell’inquinamento, quindi pre-2013. Credo sia corretta anche la valutazione che il livello di falda molto prossimo al terreno permetta alle piante di andare a prendersi l’acqua inquinata da sole, senza bisogno di irrigazione. La stagione siccitosa potrebbe anche avere ridotto la normale diluizione dovuta alla pioggia. In sostanza un laboratorio a cielo aperto, che farà storia per l’incuria con cui le autorità hanno lasciato la cosa, e soprattutto i cittadini senza supporto scientifico».

3.
PROCESSO MITENI DI VICENZA. LE UDIENZE CRUCIALI
marzo/aprile/maggio 2022

Leggi l’articolo/intervista di Carlo Cefaloni su Città Nuova >> https://www.cittanuova.it/caso-inquinamento-pfas-ad-svolta/

Tra i mesi di marzo e maggio vengono sentiti i test principali del Processo Miteni per quanto riguarda l’accusa. Mentre l’Arpav non convince sulla barriera e sul GenX, la Dott.ssa Russo arriva a formulare il Quinto Fattore di Rischio, lasciando tuttavia in sospeso moltissime domande sulla «prevenzione negata». Il Dott. Domenico Mantoan, ex Direttore della Sanità del Veneto, esce dall’aula dopo una testimonianza laconica e davanti alla telecamere rilascia le stesse laconiche battute sullo Studio Epidemiologico che la Regione Veneto avrebbe dovuto eseguire in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. Molti di noi ricordano le parole trionfali su questo studio espresse dallo stesso Direttore anni prima in Sala Civica a Montecchio Maggiore, quando, nell’annunciare il dramma della contaminazione, rincuorò i presenti, attoniti, con l’intenzione che la Regione del Veneto sarebbe stata la prima al mondo per questa superindagine epidemiologica che sarebbe costata milioni e milioni di euro, come per i futuri nuovi acquedotti o soluzioni palliative (filtrazione delle acque con i carboni attivi). Nulla di tutto ciò.

Riportiamo alcuni dei post “cruciali” di analisi scritti da Alberto Peruffo che ricostruiscono le fasi del processo e i fatti storici precedenti.

LA DOTTORESSA RUSSO E LA GRAVISSIMA NON-PREVENZIONE DELLA REGIONE VENETO DOPO IL DISASTRO MITENI. ANCORA IN ATTO – con uno scritto del Dott. Giovanni Fazio (ISDE, Cillsa)
[ leggi in PDF > https://bit.ly/3tu8ULc ]

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10158367762180880

4.
PRIMA CONFERENZA PUBBLICA SUI PFAS A LEGNAGO
aprile 2022

Per la prima volta a Legnago, dopo anni di omertà cittadina a tutti i livelli, anche da parte di attivisti del territorio troppo legati alle politiche regionali, si fa una conferenza pubblica sulla questione PFAS, affrontando il nodo irrissolto delle emissioni in aria della Chemviron e di tutti gli impianti che tentano di incenerire i PFAS. La questione finirà anche in Senato e ad oggi resta il dubbio che per anni la Regione Veneto ha tolto i PFAS dagli acquedotti senza un serio controllo sullo smaltimento degli stessi.

Di seguito alcuni articoli, dopo l’importante Report di Suggerimento QUESTIONI APERTE LEGNAGO alle Istituzioni, redatto dalla nostra redazione con un team di scienziati, report che ha avuto un record di visite.

https://www.vicenzatoday.it/attualita/troppe-incognite-sul-ciclo-dei-pfas.html

+

5.
CITAZIONE A GIUDIZIO DI ATTIVISTA NO PFAS DA PARTE DELLA DIRIGENZA REGIONALE
maggio 2022

Il 4 di luglio 2022 presso il Tribunale di Belluno l’Assessore all’Ambiente della Regione Veneto Gianpaolo Bottacin chiama a giudizio l’attivista Alberto Peruffo.

Non è la prima volta che gli attivisti no pfas sono portati a processo. Che lo faccia una Giunta Regionale (un organo parlamentare), un suo assessore, ufficialmente, contro un singolo cittadino che ha espresso un dubbio di fiducia fondato su dati fattuali, per quanto scomodi al consenso mediatico, alla “fama” regionale, è gravissimo. Assolutamente da leggere, la sintesi sotto. Non vogliamo aggiungere altro. Ci vedremo in tribunale, nel mentre lo stesso attivista messo a giudizio dalla Regione Veneto viene chiamato in questi giorni di maggio a portare la sua testimonianza presso due delle situazioni più importanti del Diritto Internazionale: la Rainbow Warrior di Greenpeace ormeggiata presso le Zattere di Venezia per il meeting Giustizia Climatica Adesso, l’Aula Nievo del Palazzo Bo dell’Università di Padova (alla presenza di rettori, presidi, scienziati e Marcos Orellana ONU) per il Convegno Diritti umani, PFAS e salute: un tema transdisciplinare. Riflessioni voluto dal Centro Diritti Umani, Cattedra Unesco Antonio Papisca.

Creare un conflitto tra autorità, un sano dibattito, esautorare quelle non autorevoli, è una delle vie principali per cambiare il mondo. In questo crediamo. Non esistono autorità a priori, ma solo a posteriori. Autorità concrete, percorsi autorevoli, fatti da autori dentro alle cose del mondo. Alle terre e ai territori. Un omaggio a Galileo Galilei, dalla sua Padova, nel giorno in cui saremo presenti come attivisti nella sua Università.

alberto_peruffo_CC

Comitato di Redazione
19 MAGGIO 2022

NOTE

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  1. Sacrifice Zones, report ONU >> https://pfasland.files.wordpress.com/2022/05/sacrificezones-userfriendlyversion.pdf
  2. La natura è un campo di battaglia, di Keucheyan Razmig. Ombre corte 2019.
  3. Quinto Fattore di Rischio, articolo di Italo Madia per EcoMagazine >> https://www.eco-magazine.info/acqua/9463.html
  4. «La Cattedrale del Male» – foto Cover di Federico Bevilacqua dall’alto del Colle di Montecchio Maggiore. All’orizzonte la piana dove scorre il “plume pfas”, verso la bassa pianura vicentina e veronese, sullo sfondo.
  5. Sulle monocolture del vino che stanno devastando il Veneto consigliamo la lettura dell’articolo del Dott. Giovanni Fazio che riprende e condivide il video «Apocalypse Wine» dell’Istituto Dal Cero, censurato, nei giorni in cui PFAS.land era all’interno dell’istituto di San Bonifacio per il Progetto Educativo Zero Pfas 2021/2022 di cittadinanza attiva, coordinato da Donata Albiero >>
    https://newjbi.blogspot.com/2022/05/apocalipse-wine.html
  6. Non torneranno i prati. Storie e cronache esplosive di Pfas e Spannoveneti, di Alberto Peruffo. Cierre Edizioni 2019/2021.

* Nei futuri scritti useremo gli acronimi ZSAR (Zona di Sacrificio ad Alto Reddito) e HISZ (High Income Sacrifice Zone).

GALLERIA FOTO VENEZIA RAINBOW WARRIOR
di Federico Bevilacqua – 12 maggio 2022

3 risposte a "19 maggio 2022 | «HIGH-INCOME SACRIFICE ZONE» ZONA DI SACRIFICIO AD ALTO REDDITO. DIFFIDATE DELLA REGIONE VENETO: ARIA, ACQUA, ALIMENTI E BONIFICA «FUORI CONTROLLO»? LE ULTIME NEWS SU DIFFIDA, INQUINAMENTO VICENZA CENTRO, PROCESSO PFAS, ARIA LEGNAGO E CITAZIONE A GIUDIZIO ATTIVISTI NO PFAS | FOTO RAINBOW WARRIOR VENEZIA"

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