di Comitato di Redazione
Con grande responsabilità di scelta e di lettura, vi sottoponiamo una specie di anteprima digitale del libro di Luca Quagliato e Luca Rinaldi, uscito di recente per Penisola Edizioni. Un’anteprima che vuole essere più di una recensione. Un accompagnare il futuro lettore all’interno del libro, sfogliandolo insieme e sottolineando alcuni passaggi che riteniamo esemplari e che possano indurvi ad approfondire l’argomento, richiedendo il prezioso volume – in brossura a filo, 230 pagg, stampa a colori di qualità – presso gli autori, l’editore o la nostra libreria.
Seguiamo il lavoro di Luca Quagliato e Luca Rinaldi fin dal suo farsi. Qualcuno tra i nostri lettori e attivisti ricorderà la presentazione del progetto e una prima mostra di alcuni degli scatti durante le nostre GIORNATE CONTRO I CRIMINI AMBIENTALI del 2019, a Vicenza, presso gli spazi di Porto Burci e l’Auditorium dei Carmini. Vedere ora il progetto compiuto e confezionato con grandissima cura dall’editore Steve Bisson – docente al Paris College of Art in Photography and Image-making – fortifica le nostre prime impressioni e pure motiva il nostro lavoro di attivisti e ricercatori.
Luca Quagliato, milanese, fotografo di grande sensibilità nei rapporti umani e sociali che situazioni estremamente critiche richiedono, dotato di grande abilità tecnico-compositiva, trova nelle parole del giornalista Luca Rinaldi, lombardo anch’egli, il miglior contrappunto storico-concettuale per accompagnarci con rigore ed efficace sintesi in un viaggio che offre più sorprese per il nostro immaginario dell’obsoleto – in termini di malefatte – Inferno Dantesco. Stiamo infatti attraversando i nostri territori, i luoghi dove abitiamo e dove il nostro sguardo superficiale – indotto e condotto dalla nostra formazione culturale – surfa (veleggia), come fossimo su una tavola da surf, senza mai entrare in profondità, senza mai mettere l’occhio dentro alla putrescenza artificiale della terra, alla discarica di noi stessi, all’interno di orribili capannoni o di fosse a fondo perduto.
Non ci sono dubbi. Se i programmi di Liceo o degli Istituti Tecnici Superiori dedicassero un’ora alla settimana all’Inferno dei nostri territori sottraendola all’analisi dell’Inferno Dantesco e alle materie ipercognitiviste (v. Maritain, Morin, Recalcati e c.) dell’Azienda Scuola, tutta protesa a creare futuri servi di un sistema di cui conosciamo i risultati, la civiltà delle nostre terre cambierebbe passo e forse si ritornerebbe a un equilibrio umano/natura – riconfigurato – oggi più che mai necessario dopo due secoli di crescita continua ed ossessiva, crescita illimitata che ha portato alla devastazione dell’anima – acqua, aria, suolo – dei nostri territori e alla crisi climatica contemporanea.
È ora di passare alle immagini e alle parole di questo fondamentale strumento che oggi vi presentiamo tra i nostri libri. Come auspicio di lotta e rinascita per il 2021.
Buon anno.
Alberto Peruffo
Comitato di Redazione PFAS.land
31 dicembre 2020
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Dall’introduzione
“La Terra di Sotto” e il legame tra ambiente e società
di Luca Rinaldi:
«[…] Queste sono solo alcune vicende rilevanti che piantano le loro radici all’inizio del ‘900, ma che sprigionano i loro effetti lungo tutto il secolo e che ad oggi in parte risultano ancora irrisolte. Se è vero, come è vero, che l’assenza di particolari strumenti legislativi e giuridici ha favorito la nascita di stabilimenti all’inizio del ‘900 che hanno potuto inquinare lungo tutto il secolo breve, dall’altra parte nel momento in cui si è avuta conoscenza e coscienza che gli effetti di produzioni, sostanze e scarichi avessero un impatto sulla salute dell’uomo e sull’ambiente circostante ha prevalso la logica del profitto e del progresso a tutti i costi, anche delle vite umane.
Sono proprio i casi Eternit e Caffaro e più recentemente il caso relativo all’inquinamento da Pfas (VN.49) di una tra le più grandi falde acquifere d’Europa, nel nostro nord Est, che hanno mostrato questo lato della medaglia. Scorrendo le vicende, anche processuali, scaturite da questi grandi casi di contaminazione ambientale si incrocia spesso la volontà di nascondere la polvere (o meglio l’inquinamento) sotto il tappeto. Ingaggio di grandi società di consulenza e comunicazione pronte ad ammorbidire la stampa, la politica, gli organismi di controllo e comitati sul territorio, arrivando addirittura a nascondere risultati di accertamenti medici e ambientali quando non addirittura alla corruzione del pubblico funzionario. Il ‘900 è stato un secolo complicato che ha visto inoltre inasprirsi la dicotomia tra lavoro e diritto alla salute, fino a diventare ricatto. In questo senso il caso più noto è sicuramente quello dell’Ilva di Taranto, ma l’industrializzato e avanzato nord non è da meno e citiamo il solo caso Miteni (VN.49), sempre relativamente all’inquinamento delle acque da sostanze perfluoroalchiliche. In questo contesto ha agito, fin dagli anni ‘60, un mix di noncuranza, assenza istituzionale e capitalismo d’assalto in cui a rimetterci sono stati solo ed esclusivamente i lavoratori dell’azienda e i veneti.
Nel viaggio che troverete documentato in queste pagine, abbiamo percorso l’arteria che attraversa geograficamente e idealmente la grande industrializzazione del nord Italia […]».
Dal testo
Fluidità
di Luca Rinaldi:
«Una parte importante di questo viaggio ha riguardato il bene naturale più prezioso: l’acqua. […]
La contaminazione delle acque è uno degli elementi più subdoli che sono stati tracciati e mostrati nelle fotografie di questo libro: da una parte anche a un occhio nudo e poco allenato risultano evidenti tracce di anomalie, dall’altra invece un paesaggio verde e rigoglioso può nascondere molecole mortali. […]
Allo stesso modo l’invisibile agli occhi ha caratterizzato la contaminazione da sostanze organiche perfluoroalchiliche, i cosiddetti Pfas (VN.49), in Veneto. Utilizzati per l’impermeabilizzazione dei tessuti e delle superfici per decenni sono stati scaricati nelle acque vicine alle industrie. Una delle più gravi emergenze ambientali mai affrontate in Italia e in Europa. Osservando il verde delle valli del Chiampo e dell’Agno è difficile credere di essere di fronte a un problema di tale portata, ma queste sostanze sono incolori, inodori e insapori. Così nel triangolo tra Vicenza, Verona e Padova la contaminazione è arrivata a toccare 180 mila chilometri quadrati di superficie coinvolgendo 50 comuni e 350 mila persone. Gli studi più recenti mostrano come questi composti siano correlati all’insorgere di tumori e infertilità, andando ad agire sul sistema endocrino. Ancora una volta una vicenda di inquinamento industriale, di reticenze, di assenza delle istituzioni e di finanza corsara: da decenni gli stessi produttori erano a conoscenza della tossicità dei composti e dell’impatto sulle acque. Eppure le ricerche interne dei grandi produttori negli Stati Uniti, la DuPont su tutti, sono rimaste nei cassetti. La stessa azienda nel 2017 si è accordata in seguito a una class action portata avanti dall’avvocato Robert Billot per un maxi risarcimento da 671 milioni di dollari. Negli ultimi dieci anni intanto in Veneto uno dei maggiori produttore della sostanza, ma non l’unico, la Miteni (VN.49), ha dichiarato fallimento e oggi con i suoi manager del passato si trova a processo […]».
INDICE
Dal testo
Frammenti
di Luca Rinaldi:
«[…] Lungo questo percorso in cui abbiamo cercato di seguire il percorso del rifiuto e del suo riutilizzo in una chiave che poco ha a che fare con quella che viene definita economia green ci siamo imbattuti spesso in strade e autostrade. Molte volte interrotte, da completare, altre con una storia di inquinamento alle spalle. Storie in cui la strada è stata utilizzata come pretesto per tombare rifiuti sotto l’asfalto, esattamente in quella “terra di sotto”, dove l’occhio non può arrivare. Il caso della A-31 Valdastico Sud (VN.51) in Veneto a buon titolo sembra raccogliere tutti questi elementi. Ha scritto la commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti: «questa vicenda è sicuramente emblematica di una generale omertà di tutti gli operatori economici interessati che, pur nell’acclarata assenza di una cupola mafiosa, per mero profitto, adottano comportamenti illegali diffusi e perduranti, che nel loro insieme fanno “sistema”, in danno dell’ambiente». Doveva essere interamente costruita grazie al cosiddetto concrete green, un calcestruzzo preconfezionato composto per almeno il 10% da materiali riciclati e soprattutto prodotto in impianti al 100% di energia rinnovabile. Invece, si legge ancora agli atti della commissione parlamentare, i carotaggi disposti dalla procura di Venezia hanno rivelato non solo la presenza di cromo esavalente, ma, «anche la presenza di altri parametri fuori norma, ciò che consente di affermare che nel sottofondo dell’autostrada Valdastico Sud non sono state depositate materie prime secondarie, bensì rifiuti». Sotto il vestito buono del green si è dunque nascosta un’altra modalità di smaltimento illecito del rifiuto […]».
ALCUNE PARTI DELL’IMPAGINATO
SEGUONO ALCUNI SCATTI ESTRATTI DAL LIBRO, CON LA DIDASCALIA DELL’AUTORE, LUCA QUAGLIATO
ANTOLOGIA DELLA PARTE FINALE DELL’IMPAGINATO CON IL TESTO DI MATTEO AIMINI E LE TAVOLE DATI CURATE DA MASSIMO CINGOTTI
HYPERLINK
Il sito ufficiale dove ordinare il libro e trovare tutte le informazioni >> https://www.laterradisotto.it/ – info@laterradisotto.it
La presentazione del Progetto/Libro durante LE GIORNATE CONTRO I CRIMINI AMBIENTALI 2019 >> https://pfas.land/2019/11/27/21-novembre-2019-i-crimini-ambientali-come-tema-di-un-dibattito-collettivo/
La nostra Libreria Sportello No Pfas, dove sfogliare e trovare il libro, a Montecchio Maggiore – VICENZA (a 7 km dalla Miteni) >> https://casacibernetica.cloud/libreria-lcdg/
I NOSTRI LIBRI PRECEDENTI
NON TORNERANNO I PRATI. STORIE E CRONACHE ESPLOSIVE DI PFAS E SPANNOVENETI di Alberto Peruffo >> https://casacibernetica.cloud/2019/03/18/non-torneranno-i-prati-in-libreria-cierre-pubblica-il-primo-libro-di-alberto-peruffo-storie-e-cronache-esplosive-di-pfas-e-spannoveneti/
UNA VALLE NELL’ANTROPOCENE. L’UOMO COME AGENTE GEOLOGICO NELLA VAL D’ASTICO di Dario Zampieri >> https://edizioni.cierrenet.it/volumi/una-valle-nellantropocene/
Comitato di Redazione
31 DICEMBRE 2020
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