18 ottobre 2023 | POSCOLE, PASSATO E PRESENTE. TESTIMONIANZE DI UNA VIOLENZA AMBIENTALE SENZA PRECEDENTI. TRA SPECULAZIONE E PFBA. I NUOVI DATI ARPAV

di Sergio Fortuna
e un intervento artistico
di Silvana Gaspari

La questione delle Poscole ci è sempre stata a cuore perché era un luogo bellissimo. La Poscola nasce in una grotta di acqua freschissima e chiarissima al Passo di Priabona e poi scende dalle creste del Pulgo e dei Campi Piani del Faedo per risorgere sulla Praderia. Tanto era bello, importante, unico, questo luogo baciato da Dio e da Pan, da mito e da storia (qui addirittura prende nome il Priaboniano), che si era pensato prima di proteggerlo e poi di farlo diventare perfino area di interesse comunitario. Poi sono arrivati i barbari (i Veneti contemporanei, con la lettera maiuscola identitaria), la speculazione iniziata con i Marzotto, la Superstrada Pedemontana Veneta voluta senza né scienza né sentimento da Luca Zaia e dai suoi satelliti politici ed economici, in joint “project financing” venture. Risultato. La distruzione di una zona bellissima, ricca di acqua e di storia, di flora e di fauna, e di umanità.

La Poscola oggi, dopo essere stata violentata ed inquinata dai PFBA (vedi nota su nuovi dati ARPAV in calce, con la presenza degli inquinanti a Sarego), dopo essere stata deviata per ben 3 volte dal suo alveo naturale (4 volte ex post) e imbrigliata dentro al cemento, dopo essere stata lo scarico mefitico per decenni della Miteni di Trissino, rappresenta il torrente più violentato e inquinato d’Italia e forse d’Occidente. Un vero e proprio crimine ambientale permesso dalla politica distruttrice dei valori fondamentali di una civiltà. Da coloro che piangono il Vajont e in Dolomiti per le Olimpiadi e qui per la speculazione hanno fatto e stanno facendo lo stesso. La Poscola è la vergogna del Veneto a cielo aperto. La vergogna “naturalistica”.

A raccontarci tutto ciò un nativo del luogo e una grande sensibile artista. Nel mentre in alto passa la nuova Alta Via dei Montecchiani ribelli. Quelli che attraversando i territori in punta di piedi, su sentieri remoti e non allineati, si rivoltano contro il malaffare di chi li sta distruggendo quotidianamente.
Comitato di Redazione PFAS.land

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Cover della pubblicazione artistica di Silvana Gaspari, in calce

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POSCOLA, PASSATO E PRESENTE

di Sergio Fortuna

Il passato di quei luoghi, data l’età, lo posso ricordare. Il fondovalle della Poscola a nord di Castelgomberto,  dopo le Casarette, era fatto solo di campi, alberate, siepi e fossi. Alcune case c’erano, sui due versanti, ma ai  piedi delle colline, costruite sul “sengio”, saldo e fuori dall’acqua. Perché il posto si trova allo sbocco della  valle della Poscola sulla più ampia valle dell’Agno e i sedimenti portati dal torrente principale avevano  sbarrato la valle secondaria, creando una zona paludosa. Questa era stata bonificata nel Medio Evo mediante  le “fosse” (toponimo attestato fin dal 1269), canali che drenavano l’acqua dai campi, ma essendo in buona  parte al livello della Poscola erano (e sono ancora oggi) piene d’acqua tutto l’anno. 

 

A sinistra la zona delle Poscole nella mappa IGM del 1960, a destra situazione attuale in foto satellitare 

Fino agli anni Settanta la zona era rimasta in questo stato. Nelle Fosse si pescavano le tinche, mentre nella  Poscola, che scorreva lenta e senza arginature, contornata da pioppi, si potevano trovare le “salgarele” e i  “marsoni”, spesso pescati abusivamente mediante le “moscarole”. Il posto migliore era il Fosson, ufficialmente Poscoletta, che scendeva dai declivi di Cereda e portava acqua in ogni stagione, mentre a monte della confluenza spesso d’estate la Poscola era secca. Siepi e alberate poi fornivano il terreno ideale ai cacciatori  locali. Dal paese ci si arrivava attraverso una strada bianca che correva tra il ripido pendio del monte di Santo Stefano e la Poscola, che alle Cengelle veniva attraversata da un vecchio ponte in pietra a due arcate, con balaustra in ferro. La strada proseguiva verso il Tezzon, dall’altra parte della valle, verso Cereda, e incrociava  con un angolo retto la roggia che da lì scendeva, con paracarri in pietra uniti da traversi in ferro: lì, si diceva, erano stati uccisi quattro soldati tedeschi, alla fine della guerra; ora c’è una rotatoria. 

Ricordi personali, perché abitavo alla Villa, il vecchio centro del paese, e bastava poco per uscire verso quei  luoghi favolosi. Dopo il ponte c’erano “cavezzagne” che si inoltravano nei campi, spesso coltivati a mais: bastava inoltrarsi per qualche decina di metri per sentirsi fuori dal mondo. Alcuni di questi campi venivano  coltivati da una famiglia vicina a casa mia, i cui ragazzi dopo che i prati erano stati “segati” avevano il permesso  di giocare a calcio in questi con gli amici. Così decine di bambini raggiungevano in bicicletta i prati, circondati  dalle alte canne del mais, e potevano sfogarsi per un pomeriggio dietro a un pallone senza disturbare nessuno.  Per la sete, c’era la limpida acqua della Poscola: sì, abbiamo fatto quello che oggi sarebbe un tentativo di suicidio, e senza danni. 

Poi negli anni Sessanta la strada delle Cengelle venne allargata e asfaltata, e anche il ponte, con una gettata  di cemento. Cominciò il traffico, perché dal paese attraverso questa strada si poteva raggiungere la provinciale di Priabona, e data la tortuosità del percorso, anche incidenti, diversi dei quali mortali. Più a sud, lungo la strada delle Casarette, venne costruito uno stabilimento dove si lavorava la plastica, primo insediamento che  veniva a rompere l’integrità della Praderia, come era chiamato quel largo fondovalle allora fatto solo di campi coltivati e ora in parte occupato dalla zona industriale di Castelgomberto e Cornedo. Per la parte più a nord, che per la presenza di numerosi corsi d’acqua veniva detta “le Poscole”, al plurale, si cominciava a parlare di zona protetta. 

Interno del libro di Silvana Gaspari.

Ma qualcuno aveva altre idee sulle Poscole. Negli anni Settanta la Marzotto aveva un grosso problema di esuberi. Si pensò di risolverlo con un intervento politico, ovvero un’industria che assorbisse manodopera, localizzata non a Valdagno, dove mancava spazio, ma nella zona più aperta della valle, e guarda caso proprio dove si andava a giocare da bambini. All’inaugurazione dei lavori, con la presenza di politici e autorità, ci fu forse la prima protesta ambientalista dell’epoca: eravamo una decina, alcuni poco più che adolescenti, con  qualche cartello scritto a mano. Naturalmente senza esito: sorse un enorme capannone ricoperto di eternit. Si  lavoravano piastrelle di ceramica: dei camion portavano l’argilla dall’Appennino modenese, qui nei forni si producevano piastrelle in cotto, che poi venivano rispedite dalle parti di Modena per essere smaltate. Ovvio che un simile sistema antieconomico non poteva durare, e dopo qualche anno, quando quei lavoratori che in questo capannone erano arrivati dalla Marzotto avevano raggiunto l’età della pensione o avevano trovato un altro lavoro, la ditta chiuse. Il capannone trovò uso come magazzino di gabbie per uccelli… 

Un altro paio di cose si stavano preparando per l’area delle Poscole. Un progetto di autostrada collegante la Serenissima all’Alto Vicentino e al Bassanese attraverso un tunnel sui monti di Priabona, e un allargamento della zona industriale di Castelgomberto a nord del grande edificio ex Gresicotto. Le due cose erano collegate:  all’epoca si pensava che i terreni vicini all’autostrada fossero appetibili per insediamenti industriali, e partì la speculazione. Furono costruiti capannoni senza che vi fosse effettiva richiesta, poi si decise di costruire l’autostrada interrata, per cui ancora adesso diversi capannoni sono inutilizzati. 

Negli anni Novanta comunque si era fatta più forte la richiesta di salvaguardare questa zona umida, in  particolare portata avanti dalle sezioni locali di WWF e Legambiente, al punto che un decreto della Regione Veneto del 21 dicembre 1998 la inseriva tra le Zone di Protezione Speciale. Due anni dopo le Poscole vennero inserite tra i Siti di Importanza Comunitaria dell’iniziativa europea Rete Natura 2000. Purtroppo per la  porzione rientrante nel comune di Castelgomberto, a ovest della Poscola, era già troppo tardi dal momento che  si era cominciato a cementificare. Cosi l’area SIC IT3220039 Biotopo “Le Poscole”, estesa da Priabona al ponte delle Cengelle, nel territorio di Castelgomberto si restringe a una fascia di qualche decina di metri tra la Poscola e il pendio del monte Grega. 

Interno del libro di Silvana Gaspari

Quando nel 2014 iniziarono i lavori di costruzione della Superstrada Pedemontana Veneta la parte sud delle Poscole era già compromessa. Sversamenti industriali e di allevamenti intensivi avevano inquinato le Fosse e  la Poscola, i pesci pregiati erano scomparsi ed erano arrivate specie aliene. Ma arrivava anche un’ulteriore problema: nel 2021 l’ARPAV informava di aver trovato nelle acque della Poscoletta un’elevata concentrazione di acido perfluorobutanoico, una sostanza del gruppo PFAS, proveniente presumibilmente dal cantiere della SPV, che già aveva creato problemi nel tratto in galleria artificiale, con l’apertura di voragini e successiva deviazione del torrente Poscola, e il fenomeno delle fontane di cemento liquido. La notizia provocò risonanza nei media e interventi vari, tra cui l’ordinanza del sindaco di Castelgomberto per la chiusura degli scarichi abusivi e l’installazione di un sistema di depurazione. La fonte dell’inquinamento venne individuata in un cemento speciale usato in grande quantità per consolidare il tratto autostradale attraversante la zona instabile geologicamente in galleria artificiale. E il cemento è rimasto lì. 

Al momento attuale (estate 2023) i lavori sono terminati, e lo sversamento di PFBA (che aveva raggiunto  punte di 19000 ng/L contro un’indicazione della Regione di 500 come tolleranza massima) appare ridotto. Il  danno dal torrente si è trasferito alle acque sotterranee che alimentano i pozzi circostanti. Per quanto riguarda  le conseguenze a lungo termine sulla falda acquifera della cementificazione a PFAS bisognerà vedere in futuro.  E in futuro si dovrà fare attenzione, oltre che alle attività industriali già presenti, anche alle conseguenze del  traffico autostradale, dal momento che il sistema di ventilazione della galleria scarica in zona Poscole.  

Parte Generale – Inquadramento dell’intervento (Generale) SPV – Pedemontana Veneta Relazione Generale – Lotto 1 – Tratta “C” da Km  9+756 a Km 23+600. 20.1.3.2 Impatti e Mitigazioni Ambientali  Interferenza UP1.6: Dal km 10+400 al km 11+500 Tipologia tracciato:  trincea, trincea coperta  Ganglio primario: SIC IT3220039, biotopo “Le Poscole”. L’interferenza  è ridotta sia perché il tracciato scorre nella zona industriale di  Castelgomberto e sia per l’adozione, in prossimità del SIC citato, del  tracciato in trincea coperta. La realizzazione della galleria artificiale  comporterà la sostituzione parziale di un corso d’acqua minore, che  potrà essere ripristinato al termine dei lavori. Impatti potenziali: 4 – Disturbo acustico, luminoso e produzione di  polveri nei confronti dei rilievi collinari circostanti del tratto in trincea  scoperta. Azioni: A1 – Ricucitura ambientale tramite la ricreazione della continuità del  corso d’acqua interrotto, mediante deviazione a monte del fronte di  scavo e realizzazione di un nuovo percorso direttamente in terra, o  comunque avente il fondo naturale in ciottoli e terra come quello  esistente.  A2 – Attenuazione della pressione antropica tramite adozione del  tracciato in trincea coperta e scoperta e predisposizione di un area  con formazioni vegetali igrofile miste. La continuità biologica del SIC  viene garantita dal tracciato in galleria coperta.  20.1.3.3 Architettura dell’Opera  20.1.3.3.1 A.ga- galleria artificiale di Castelgomberto. Accorgimenti:  Caratterizzazione architettonica della galleria per segnalare la “Porta” alla valle dell’Agno”.
Zona protetta SIC Relazione generale SPV sul tratto attraversante la zona protetta  

Comunque vengano considerate, una serie di decisioni politiche hanno determinato un vero e proprio crimine verso l’ambiente. Già all’epoca dei primi interventi, cinquant’anni fa, molti compaesani consideravano assurdo  andare a toccare quel territorio lontano dal paese quando c’era già una zona industriale incompleta. Ma interessi di vario tipo, megalomanie di alcuni politici, assurde idee di “sviluppo”, insensibilità e disinteresse hanno portato a questa situazione. A noi non resta che tentare di salvare quanto ancora possibile.

Sergio Fortuna
Associazione Salute e Territorio – Castelgomberto  
25 SETTEMBRE 2023

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GALLERIA ESTRATTI DEL LIBRO
ACQUE E TERRE ACIDE DEL POSCOLA-GUÀ di Silvana Gaspari – luglio 2022
[per info, per dove e come trovarlo >> https://www.instagram.com/silvana.gaspari/]

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DATI ARPAV POSCOLE 2021/2023
Documento presentato durante la Giornata della Trasparenza dell’ARPAV del 20 settembre 2023. Da segnalare che il notevole inquinamento da PFBA – taciuto e sottovalutato dai Sindaci dei Comuni coinvolti – ha camminato per via superficiale (canale di cemento della Poscola) e sottoterrra ed è sceso a valle. Resta da dare una spiegazione della specifica contaminazione da PFBA riscontrata a Sarego, come dimostrano gli stessi dati prodotti da ARPAV ed elaborati dal ricercatore CNR Felice Simeone, visibili nelle mappe pubblicate in un nostro recente articolo e sui quali abbiamo chiesto un approfondimento a conclusione della Giornata citata.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

LIBRI

  • Fabris, Antonio; Fabrinetti Doriano. 1994. Le Poscole, Natura nella Valle dell’Agno. Grafica Cracco.
  • Peruffo, Alberto. 2021 Non torneranno i prati. Storie e cronache esplosive di PFAS e Spannoveneti, Cierre Edizioni.
  • Bevilacqua, Federico. 2023. Formula di un disastro invisibile, Penisola Edizioni.

SITI

Comitato di Redazione
18 OTTOBRE 2023

alberto_peruffo_CC

// La foto cover è una rielaborazione di un’immagine + opera tratta dal libro di Silvana Gaspari (foto scattata nel cantiere SPV di Castelgomberto prima dell’interramento nella Praderia, con scarichi a cielo aperto di inquinanti, quasi fosse una palude) + i colori dell’Alta Via dei Monteccchiani.

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