28 novembre 2019 | I CRIMINI AMBIENTALI COME TEMA DI UN DIBATTITO COLLETTIVO

di Francesca Leder

«Nella terra simbolo del disastro ambientale si riuniscono tutte le forze, le associazioni, i comitati, i gruppi, i movimenti che stanno lottando per la difesa dei territori. Una giornata intera dedicata al confronto, al dialogo, allo scambio, all’accerchiamento simbolico della fabbrica ritenuta dagli inquirenti la responsabile numero uno del più grande inquinamento dell’acqua mai avvenuto nella storia d’Europa: l’inquinamento da PFAS».

Con queste parole, il 22 aprile 2018 – in occasione della Giornata mondiale della Terra – si dava avvio alla “Prima giornata nazionale contro i crimini ambientali”. L’intento era quello di organizzare una grande manifestazione capace di coinvolgere i cittadini e coagulare le diverse voci del movimento NO PFAS che avevano contribuito a svelare, pubblicamente, il grande inganno che per decenni aveva accompagnato, se non addirittura guidato, la crescita del PIL dei nostri territori. I partecipanti a quella giornata puntavano il dito verso il sistema economico e politico che, con diverse responsabilità, si era macchiato del gravissimo crimine ambientale: l’inquinamento da PFAS delle acque superficiali e di falda di un’area di quasi 200 chilometri quadrati distribuite su tre province (Vicenza, Verona e Padova) dove vivono oltre 300 mila persone.  

A distanza di oltre un anno, segnato da numerose attività di informazione, dibattito, ricerca e approfondimento anche per approfondire le tematiche connesse alle azioni legali da mettere in campo contro i fautori del disastro ambientale-territoriale, l’iniziativa è cresciuta notevolmente e il secondo appuntamento, tenutosi a Vicenza, si è dilatato su due giorni il 26 e 27 ottobre 2019. «LET’S STOP THEM – Giornate contro i crimini ambientali» il titolo di questa ‘non stop’ molto intensa per contenuti e modalità di esposizione sostenuta da Greenpeace, Legambiente, Libera, Rete Gas Vicentina, Cillsa, Isde Medici per l’ambiente, Fridays for Future Vicenza, Acqua libera da PFAS, Mamme NO PFAS, Medicina Democratica, Zero PFAS Padova. 

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Per restituirne una breve sintesi possiamo dire che si è trattato di un appuntamento estremamente interessante che ha avuto come filo conduttore la consapevolezza che la lotta locale, necessaria e imprescindibile per difendere l’ambiente e la salute, il benessere delle persone, da sola non basta. Le problematiche legate a quanto avviene nei nostri territori, e soprattutto a scapito dei nostri territori, sono di scala ben più ampia (basti pensare che la Miteni, incriminata per l’inquinamento, è di fatto una multinazionale). Gli interessi in campo sono espressione di una economia globalizzata e  cinica, che usa a piacimento le risorse essenziali di un territorio approfittando delle debolezze politiche, sociali, economiche, e ancor di più, viste le condizioni in cui versa attualmente il Veneto, del mostruoso “deficit culturale dell’intera classe dirigente” che impedisce l’affermarsi di un’economia alternativa, maggiormente attenta e sensibile alle responsabilità sociali, capace, semplificando, di incorporare nel suo operare l’ambiente. 

Una delle riflessioni che ha accompagnato la costruzione del programma delle due giornate è stata quella relativa alla necessità di costruire un’alternativa alle cause che hanno portato a questo gravissimo stato di cose, trovando nel dialogo con attori diversi e i portavoce di realtà che hanno patito, o stanno patendo, problematiche simili alle nostre, una possibile via di uscita. 

Il filo rosso su cui si è costruita l’iniziativa è dato dalla consapevolezza dell’importanza di costruire una geografia di esperienze virtuose, maturate in contesti diverso dal nostro, per entrare in contatto con i loro protagonisti con i quali condividere le comuni preoccupazioni ma dalle quali, allo stesso tempo, trarre spunto per le azioni da mettere  in campo e, in alcuni casi, trarre qualche insegnamento più profondo e mirato. 

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La prima giornata – coordinata da me e da Adriano Verneau – è stata aperta dall’incontro/dialogo con due autori di storie: un fotografo, Luca Quagliato, il quale, attraverso le immagini presentate in anteprima e poi nella mostra tenutasi presso la sede di Legambiente Vicenza e Libera – Porto Burci, ha illustrato un importante progetto, La terra di sotto (http://www.laterradisotto.it), promosso da un gruppo di giovani ricercatori,  studiosi a vario titolo di problematiche territoriali. L’articolato progetto racconta l’altra faccia del Nord operoso, il suo paesaggio «costellato di gravi casi di inquinamento idrico del suolo, per non parlare della qualità dell’aria che si respira»; e un giornalista, Francesco Erbani, che scrive sulla pagine della cultura di la Repubblica e collabora con la rivista Internazionale, autore del libro L’Italia che non ci sta. Viaggio in un paese diverso (Einaudi, 2019) dedicato a «un’Italia in movimento (…) che crede nella dignità del lavoro, che si batte contro il suo sfruttamento e ritiene che, oltre a fornire compensi economici, essa (…) svolga un servizio di cui beneficia una comunità più vasta, di cui si avvantaggiano un luogo e un territorio». 

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Molto importante anche il collegamento internazionale STOP GenX con i gruppi NO PFAS del North Carolina, Messico, Olanda, fatto in collaborazione con le Mamme No Pfas, con il supporto tecnico/linguistico di Stefania Romio (PFAS.land). La giornata si è conclusa con la proiezione del film/documentario Erde, del regista austriaco Nikolaus Geyrhalter, premiato al Berlinale Film Festival 2019 – tradotto in simultanea sempre da Romio – che racconta della drammatica, e per certi versi, irrecuperabile trasformazione del paesaggio operata dall’uomo attraverso le attività di scavo in diversi contesti europei e internazionali (da San Fernando in California, al Passo del Brennero tra Austria e Italia, a Gyöngyös in Ungheria, a Carrara in Italia, a Minas de Ríotinto in Spagna, a Wolfenbüttel in Germania e Fort McKey in Canada) restituendoci un quesito solenne, quanto grave: che ruolo ha l’uomo nella natura per permettersi un così violento accanimento? A margine della proiezione del film, introdotto da Alberto Peruffo, Dario Zampieri, docente di geologia all’Università di Padova e membro del gruppo PFAS.Land, ha presentato il suo libro Una valle nell’Antropocene. L’uomo come agente geologico nella Valle dell’Astico (Cierre Edizioni, 2019), fresco di stampa, che descrive l’evoluzione fisica del territorio della celebre valle dell’Alto Vicentino, soggetta al progetto del prolungamento dell’A31, avendo come punto di riflessione l’uomo, inteso come agente geologico di modificazione del pianeta. Un libro che completa gli spunti offerti dal film/documentario Erde, contestualizzandoli e portandoli molto più vicini a noi. 

La seconda giornata ha visto animarsi un’interessante tavola rotonda moderata da Francesco Erbani (la Repubblica) dal titolo «Il crimine ambientale tra istituzioni e lotte territoriali» alla quale hanno partecipato i testimoni di alcune “storie” locali connesse a casi di gravi danni ambientali: Antonio Di Gennaro, agronomo, autore del libro Ultime notizie dalla Terra. La Terra dei Fuochi: questioni per un paese intero (Ediesse, 2019) per l’inquinamento illegale tra Napoli e Caserta e le pesanti ricadute sull’economia agricola locale; Serena Tarabini, PhD candidate dell’Università della Sapienza Roma e giornalista freelance che ha illustrato quanto avviene in Puglia a seguito della realizzazione del Gasdotto TAP soffermandosi soprattutto sull’attività del movimento popolare NO TAP, una realtà eterogenea, intergenerazionale che si è data come obiettivo, oltre a quello scontato e necessario della protesta, anche quella “di produrre e diffondere conoscenze alternative”; Ilaria Boniburini, urbanista, redattrice del sito Eddyburg.it, testimone e partecipe del movimento No Grandi Navi e No MoSE di Venezia; Tiziano Cardosi, fiorentino, attivista impegnato soprattutto contro la costruzione dell’alta velocità ferroviaria; Salvatore Livorno, sindacalista e scrittore d’inchiesta, autore di Quanta bella monnezza! (Spazio Cultura, 2019), un libro inchiesta definito «un’operazione coraggiosa di denuncia, uno squarcio sul mondo dello smaltimento dei rifiuti nel Veneto e non solo».

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I punti in comune tra le diverse esperienze descritte sono molti, tanto che si faccia riferimento a quelli di forza, che a quelli di debolezza. Si va infatti dalla produzione collettiva delle conoscenze, alle modalità di divulgazione delle stesse nell’intento di informare in modo capillare, e alternativo rispetto al main stream istituzionale, i cittadini. Dalle forme pacifiche di protesta, alle azioni legali per cercare di fermare i cantieri delle opere. 

La serie di interventi della tavola rotonda si è chiusa con la testimonianza di Edoardo Bortolotto, avvocato penalista di Vicenza, esperto di diritto ambientale, difensore del Movimento No Pfas, il quale ha fatto accenno ai passaggi principali del processo apertosi il 21 ottobre nei confronti dei vertici della Miteni e che vede, dalla parte delle istituzioni, delle associazioni e dei cittadini, centinaia di costituzioni a parte civile. 

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Momento particolarmente gradito è stato quello del pranzo in forma spontanea e conviviale organizzato dalla Retegas Vicentina (rete dei gruppi di acquisto solidale) presso i  locali di Porto Burci. Tutte le portate sono state preparate in spirito di gratuità con la collaborazione dei produttori del territorio. Una stretta relazione unisce, infatti, i piccoli agricoltori ed i consumatori consapevoli, critici e responsabili dei gas. I GAS  si fidano della qualità sostanziale ed etica dei prodotti e dei servizi di cui fruiscono non grazie ad etichette, marchi, certificati e quant’altro rilasciato da soggetti pubblici e privati, anche accreditatissimi, ma dal rapporto di conoscenza diretta con i luoghi e le persone, soci o fornitori che siano.

E in questo rapporto quello che fa testo è la condivisione dello spirito alla base stessa delle relazioni e dei sodalizi. Non serve un marchio di dubbia veridicità: basta quello che si vede, ascolta e percepisce, con chi lo cura. Chi compra e chi vende è veramente nella stessa barca anche nei momenti difficili (come quello da inquinamento da Pfas che ci ha colpito) in cui anziché allontanarsi, ci si avvicina.

Ad accompagnare le pietanze, i vini del consorzio di Libera Terra, provenienti da beni confiscati alle mafie, dove aziende cooperative autonome promuovono la coltivazione biologica e propongono un sistema economico virtuoso, basato su prodotti di alta qualità e sul rispetto dell’ambiente e della dignità della persona.

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La giornata è poi proseguita con una passeggiata promossa dal gruppo di escursionisti culturali di “Vaghe Stelle” affiancati da Davide Sandini (redazione PFAS.Land) che hanno accompagnato tutti In cammino lungo il Retrone, il fiume di Vicenza contaminato dai PFAS, per riscoprirne la bellezza violata, allietati da alcuni brani narrati da Martina Pittarello, attrice teatrale. Ha fatto seguito, in chiusura di giornata, una riflessione, promossa dai coordinatori di “LET’S STOP THEM”, Marzia Albiero e Alberto Peruffo (entrambi della redazione PFAS.Land), sulla praticabilità di una possibile class action per l’inquinamento da PFAS, chiudendo con l’illustrazione sulla futura vertenza alimentare di cui ha parlato Giovanni Fazio (redazione PFAS.Land), medico ISDE. 

Ci si è lasciati con l’impegno di consolidare e ampliare la rete dei contatti stabiliti e di promuovere iniziative stabili, ripetibili nel tempo, per costruire una maggiore consapevolezza delle problematiche attraverso due momenti importanti:

  1. l’implementazione di una “banca delle conoscenze”, consultabile online, dove raccogliere le informazioni di base (dalla rassegna stampa, alla cartografia, agli atti amministrativi) e quelle rielaborate (ad es. GIS dello stato delle acque nei pozzi freatici);
  2. la costituzione di una scuola estiva per formare cittadini preparati a svolgere l’importante compito di sentinelle per la tutela e la protezione del loro territorio.

Francesca Leder
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28 NOVEMBRE 2019

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PS Nella foto cover, l’intervento-saluto del Ministro Costa all’apertura della due giorni, ricevuto grazie a Sonia Perenzoni. Intervento che ha purtroppo dimostrato l’incapacità del Ministero a giungere a risultati concreti. Questo secondo l’impressione collettiva emersa tra la maggioranza del pubblico presente.

Galleria a cura di Cillsa e Retegas Vicentina.

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