6 aprile 2023 | STOP PFAS ALL OVER THE WORLD. ROAD TO INDIA: CRONACA DI UN VIAGGIO PER ATTIVARE ATTIVISTI. CON UN PASSAGGIO CRITICO SU LE MONDE FRANCE E UNA POSTILLA SUL BAN PFAS MANIFESTO EUROPEO E L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA LOTTA

di Massimiliano Mazzotta e Alberto Peruffo
[curatori* di Life After Oil International Film Festival]

Nei primi mesi del 2023, nel pieno del Processo in Corte d’Assise contro la Miteni e le proprietà nazionali e multinazionali, il caso dello smantellamento dell’azienda e del progetto di bonifica, ancora di fatto mancante, riempie le pagine dei giornali ma nessuno – né tra i politici, né tra i giornalisti mainstream, né tra gli attivisti piegati al regime ipercapitalista in cui stiamo affogando – si chiede la liceità di spostare in India gli impianti e i brevetti di una fabbrica criminale che sta cambiando la storia industriale d’Italia. Siamo convinti che tra vent’anni si parlerà della Miteni come si parla ora di Seveso. Nascerà forse una Direttiva Miteni che accorperà gli inquinamenti chimici con le collusioni istituzionali, economiche, sistemiche.

Sembrerebbe dunque che, l’esportazione del crimine, sia una primizia tutta veneta. E che per gli amministratori del Veneto tutto ciò sia “scontato”. Taciuto. Quasi a sottolineare lo squallore morale dei nostri dirigenti politici, della “loro civiltà” identitaria, menefreghista e prevaricatrice dell’alterità. Per evitare ciò partirà a fine gennaio 2023 – è partita e tornata! – una missione speciale voluta e sostenuta dalla nostra redazione, con lo scopo di indagare e di attivare attivisti di altri continenti, dove si vuole spostare la Miteni.

Il nostro coordinatore e il regista di Chemical Bros raccontano nelle righe che seguono questo straordinario viaggio, fatto di immagini e riflessioni operative, con un finale centrato sull’internazionalizzazione della lotta, oggi particolarmente sentita grazie alla ricerca Forever Pollution lanciata da Le Monde e all’imminente consegna del Manifesto Europeo per il bando dei Pfas, di cui PFAS.land è promotrice in Italia e che ha già raccolto 120 adesioni di associazioni e gruppi in tutta Europa, nella sede operativa del Chem Trust di Londra.
Bon voyage.
Comitato di Redazione PFAS.land

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FOREVER CHEMICALS. FOREVER ACTIVISM. ROAD TO INDIA

Aeroporto di Mumbai. 20 gennaio 2023
Scendiamo nella notte di Mumbai, senza sapere cosa ci attende. Sappiamo solo che saremo ospiti del figlio di un vecchio attore famoso di Bollywood. La casa è tipica dei quartieri centroasiatici benestanti. Perimetri dismessi sotto l’occhio costante di giovani guardiani. La notte passa nel mistero. La mattina siamo subito operativi. Siamo qui infatti per una missione e ogni momento è buono per renderla effettiva. Attivare l’attivabile. Creare nuovo immaginario su sostanze che qui, in India, ancora non sono conosciute. I Forever Chemicals. Usciamo per le vie di Mumbai e fermiamo la gente del quartiere. Spieghiamo cosa sono, come agiscono, dove si nascondono. Chiediamo di esporsi al nostro obiettivo. Facciamo una serie di foto – tra lo stesso nostro stupore – a dir poco straordinarie.

Il giorno successivo ci mettiamo all’opera sui nostri computer e con i nostri telefoni. Attiviamo tutti i nostri contatti, chiediamo appuntamenti, tracce, conferme. È da circa due anni che abbiamo istruito un Dossier dal nome Miteni-IndiaConnection. Lo abbiamo fatto con un gruppo di registi proveniente da diversi paesi, con forti relazioni con l’India, presenti al Life After Oil International Film Festival, durante gli ultimi giorni di questa incredibile reunion di attivisti, ospitata tra i remoti nuraghi della Sardegna. Dallo stesso paese da dove abbiamo scritto la lettera che ha mosso l’ONU. Villanovaforru è un luogo magico e qui si riunisce la più alta concentrazione di registi-documentaristi-produttori di ecologia radicale – ambientalismo e diritti umani – che si possa mettere insieme per lo stesso scopo. Un consesso di forze creative per fare immaginare. Che cosa? Una rivoluzione! Perché no?

Al telefono di Mumbai, la segreteria della Viva Lifesciences Private Limited Laxmi Organic Industries – multinazionale della chimica farmaceutica, ci risponde. Diciamo chi siamo e cosa facciamo. Senza mezze parole. Senza mezze misure. Siamo qui perché sappiamo. Per tenervi d’occhio. Siete o non siete voi che avete acquistato brevetti e impianti della Miteni Italia? Sì, siamo noi. Bene. Possiamo incontrarvi? Silenzio. Voci di segretarie sopra bisbigli di voci, di segretari. Secretum tra segreti. Impiegati sopra impiegate. No. I dirigenti non vogliono. Bene. Torneremo. A dissodare i vostri prati di silenzio. L’indomani ci aspetta Goa.

Nei quartieri di Mumbai – 21 gennaio 2023

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Regione di Goa. 22 gennaio 2023
Goa, un’isola di libertà e natura, un reticolo di villaggi nascosti nella foresta. Dopo i 22 milioni di abitanti di Mumbai sembra di atterrare in un’altra epoca. Qui, nella regione di Goa, ex colonia portoghese, grazie a un film girato anni fa da Massimiliano, una rete di amici e collaboratori ci attende per un tour di conferenze presso le scuole del territorio, dove parleremo di Pfas e porteremo una selezione del “nostro” Festival. Goa, si sa, è un luogo ricercato. Avvolto nel duplice mito della tradizione e dell’innovazione, dell’incontro tra l’Oriente arcaico e l’Occidente emancipato dalle sue stesse terribili schiavitù. Molti imprenditori stranieri vivono qui, tra giardini di mangrovie e palme, a pochi passi dal caldo respiro dell’oceano. Spiagge infinite tinte d’oro e dalla grazia della gente del posto. La cultura indiana, è inutile nasconderlo, per armonia e capacità di relazione, è un passo in avanti rispetto alla nostra. Ai retaggi malsani della competizione e dell’arroganza occidentale. Lo è proprio per armonia e capacità di relazione con ciò che è diverso da ogni fugace e illusoria identità. Parola vacua nel flusso di una tradizione che porta con sé un milione di dei, di divinità. Fatte a immagine, ma senza alcuna somiglianza. Senza alcuna separazione dalla natura. E noi siamo in Missione. Proprio per conto di non-un-unico-Dio. Ma non possiamo “pensare” troppo filosoficamente. Dobbiamo agire pure quando siamo fermi. Dobbiamo farlo con la mente e con i nostri apparecchi di connessione. L’indomani inizieremo un tour di cinque giorni che ci porterà a incontrare centinaia di studenti e decine di docenti, oltre ad attivisti storici del territorio, come l’indiano Claude Alvares (fondatore di Goa Fundation) e l’attrice francese Marianne Borgo.

Non solo. Nei giorni di Goa saremo ospiti di emigrati italiani, da Roma e da Napoli. Imprenditori di successo che hanno solo la minima percezione che dentro alle mura di casa stanno per ospitare due tra i più radicali attivisti che un imprenditore possa mai immaginare – anche solo lontanamente – di incontrare in vita sua. Faccia a faccia. Viso a viso. Siamo qui infatti per consegnare e raccogliere, intrecciare, nuovi immaginari. Pronti a tutto. L’interlocuzione sarà buona e sincera. Ci dicono come lavorano e come vivono. La terza sera ci invitano persino all’incontro organizzato dell’ambasciatore italiano di Delhi – di per sé fatto stucchevole e occasione da non perdere – con la comunità italiana di Goa. Scopriremo cose interessanti e guarderemo negli occhi il più grande imprenditore del fossile indiano, come fosse una serata romana. Non sanno chi hanno di fronte. Gli diremo, a tutti, più o meno, fuor di metafora: la Grande Bellezza non salverà il mondo! E noi siamo qui in missione non per conto di Dio. Ma per conto – un conto salato, molto salato, amaro – di Shiva, o meglio, di Ganesh, o di tutte le altre divinità e ateità del mondo che non hanno mai rotto l’alleanza tra uomo e natura, azzoppando con questa rottura il mondo intero.

Tra una parola e l’altra cerchiamo di raccogliere informazioni utili su dove porteranno la Miteni. I PFAS di cui il Veneto criminale si lava le mani per portarlo in una parte di mondo senza ancora difesa. Senza che nessuno delle parti coinvolte ne parli. Una vergogna morale inqualificabile. Occidentale. Italiana. Veneta. Che noi spalmeremo impercettibilmente dentro la maionese dei convitati. Nulla per loro sarà come prima. Neppure la tanta ostentata Bellezza. Essa dovrà chinare il capo – il suo velo mistificatorio – di fronte alla Giustizia.

Lo scuolabus di Goa – 24 gennaio 2023

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Jaipur Rajasthan. 1 febbraio 2023
Atterriamo nella terra lucente del Rajasthan. Il respiro delle grandi montagne himalayane – lontane – si posa sulle alte colline dei Raja: da qui, dagli storici castelli, si osservano le immense pianure abitate. Dense di luce e di vita. Tre milioni di abitanti vivono laggiù, scambiandosi amori e parole per noi incomprensibili: relazioni, commerci, produzioni. Tuttavia senza troppo rincorrersi, per arrivare primi, uccidendo gli ultimi. Parlano e amano perfino due marziani – strani-stranieri – che giungono dall’ovest per portare oscuri presagi di nuvole chimiche. Sarà uno shock per tutti i presenti al Cinema Inox il giorno che al Rajasthan International Film Festival passa il documentario Chemical Bros. Sembra proprio un film arrivato da Marte. Vincerà pure il premio come miglior documentario internazionale.

A Jaipur passeremo una settimana intensa di relazioni con registi e critici di cinema (tra cui il celeberrimo Ajit Kumar Rai), poeti e scrittori giunti da tutta l’India e dall’Asia centrale. Parleremo del loro mondo e del nostro mondo, mettendo le basi per una sottile nuova alleanza fatta di arte e di sogni, di lotte comuni contro il male delle nostre rispettive civiltà, che la globalizzazione ha omogeneizzato. Lo ha fatto alterandone gli aspetti negativi, mercificandoli, rendendo essi digeribili, quotidianamente, limando via le forti e straordinarie forze positive che ogni diversità porta con sé e che nessun mercato potrà mai comprare. Usciremo commossi da questa terra di luce, quasi come una catarsi preparatoria prima dei giorni finali di Mumbai, dove finiremo a sbattere contro i cancelli della sede di chi ha comprato la Miteni. Oltrepassandone il confine. Dopo avere incontrato una messe di straordinari giovani studenti.

Lezione di Pfas a Mumbai – 8 febbraio 2023

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Ritorno a Mumbai. 6 febbraio 2023
I cancelli della Viva Life ci attendono. Scambieremo solo qualche parola con i piani alti, ricordando che siamo tornati dopo tre settimane di tessitura di nuove e imprevedibili alleanze. Fatte di immaginario e di contatti concreti. Imprevedibili sia loro sia a noi stessi. La nostra azione di attivatori sta dando infatti buoni frutti. Saremo accolti nelle scuole di Mumbai e perfino negli uffici degli imprenditori italiani, ai quali, tutti, diciamo: sarà l’India a fare la differenza del pianeta e le scelte radicali – in fatto di ecologia e diritti umani – fatte da voi stessi – studenti, imprenditori, popolo – saranno il peso determinante nella bilancia della giustizia planetaria. Diremo, senza equivoci: se voi sceglierete la posizione giusta il mondo cambierà, altrimenti crollerà. Vi aspetta quindi una responsabilità enorme. Lo diremo soprattutto agli imprenditori italiani, perché «siete emigrati e potete cogliere meglio di chiunque altro le differenze» e perché – grazie proprio alla loro storia e alla nostra comune provenienza che nessuno può misconoscere – noi tutti siamo consapevoli della natura degli sfruttamenti sociali. Origine remota di ogni crimine ambientale, climatico, planetario. È saggio ribadirlo. Sempre. Un crimine ambientale è sempre un crimine sociale. All’ennesima potenza.

Saremo infine accolti – l’ultimo nostro giorno indiano – da alcuni produttori di Bollywood, per future collaborazioni, e dalla dirigenza dell’Himalayan Club, per pubblicare un articolo sulla prestigiosa rivista The Himalayan Journal. Non un fatto trascurabile quest’ultimo. Cercheremo infatti di far muovere tutto l’ambiente dell’himalaismo indiano per tenere d’occhio le temibilissime “sostanze chimiche per sempre” (FOREVER CHEMICALS), usate nelle attività outdoor, ma pure, con intento strategico, cercheremo di ingaggiare grandi segugi di indubbia competenza geografica sulle tracce del sito della nuova azienda incriminata. Creando in tal modo – tra montagne e città, tra campagne e uffici – un’intersezione tra culture, geografie, sentimenti, che forse né io né Massimiliano pensavamo di potere creare all’inizio di questo azzardato viaggio “esplorativo”. Quasi fossimo pionieri esploratori, non tanto di terre da conquistare, ma di umanità nuove, che ci auguriamo possano nascere dall’incontro fraterno di pratiche positive, tra Occidente e Oriente.

Emerge dalla nostra memoria la profetica risposta del Capitano Nemo nascosta nel capolavoro di Jules Verne – Ventimila leghe sotto i mari – e che pochi hanno colto. Risposta data a insolenti omologanti interroganti – giornalisti mainstream dell’epoca – da uno dei più grandi esploratori immaginifici della letteratura mondiale. Egli disse: “non di continenti nuovi ha bisogno l’umanità, ma di uomini nuovi”. Segnatevelo.

Il respiro dell’Oceano Indiano, nelle cui profondità vaga ancora Nemo – Goa 31 gennaio 2023

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L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA LOTTA

Intersezione significa pure internazionalizzazione. Già nel 2018 portando in Italia Robert Bilott fu fatto il primo grande passo storico di una futura alleanza del diritto tra l’Italia e gli Stati Uniti. I risultati si vedono. Un grande processo – di cui Bilott sarà consulente di parte, audito a breve, dopo essere stato testimone della Procura – è in corso presso la Corte d’Assise di Vicenza e negli Stati Uniti l’attenzione sui PFAS è al massimo, tanto da essere spesso nei discorsi dell’attuale presidente Biden. Il Veneto, dal “canto” suo (anche se non voleva cantare), è la Regione più contaminata d’Europa ed è stata messa sotto la lente dell’ONU che si è pronunciata sulla violazione dei diritti fondamentali della popolazione, ancora in atto. Ricordiamo le criticità tuttora aperte: bonifica non partita, incenerimento non controllato, analisi degli alimenti trattenute, analisi del sangue non concesse, se non a fronte di minacce politiche. Questo è il Veneto in cui viviamo.

Una Regione omertosa divenuta invivibile. Una delle zone con la peggiore aria, acqua, suolo del globo intero. Non fa eccezione, perché vorrebbe essere addirittura la norma del resto del mondo, come in realtà è negli infantili proclami di primato del Presidente Zaia, l’uomo della Fortuna sulla pelle degli sfortunati. Così richiama il titolo volgarissimo del suo ultimo libro. Solo gli gli ottimisti fanno fortuna. Ci piacerebbe sapere come. Sulla pelle degli Sfortunati. E com’è triste vedere iscritta la parola Fortuna tra gli scopi di un uomo. Di un essere umano. Miseria intellettuale.

Certo: il modello del Veneto – quello del Nordest – invece non è altro che il modello neoliberista e ipercapitalista alla massima espressione che sta distruggendo il mondo. Denatalità e abbandono dei territori è il triste e realistico futuro di queste terre. Ed è per questo che la “nostra” lotta va internazionalizzata, prima che il modello Veneto ammorbi quello che ancora resta di buono in giro per il mondo. E lo possiamo fare ora facendo focus sui “veri hotspot” (spieghiamo sotto quel “veri”) di certe contaminazioni esemplari, come quella dei Pfas. Da qualche anno si è costruita una alleanza europea di associazioni e gruppi – con i fuochi sugli hotspot del Veneto, del Belgio, dell’Olanda, dei Paesi scandinavi – che hanno portato alla firma di un Ban PFAS Manifesto che stiamo consegnando a tutti i parlamenti europei. In Italia la consegna è prevista per la fine di aprile.

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IL LANCIO PFAS DI LE MONDE. NON PROPRIO CENTRATO

A tal proposito, un passaggio critico lo merita la grande ricerca FOREVER POLLUTION lanciata da LE MONDE e che ha scatenato l’attenzione dei media locali di tutti i “siti” coinvolti. Creando una grande confusione. A parte il fatto che all’uscita dell’articolo buchi notevoli di dati – molto gravi per un lancio internazionale – erano stati rilevati dalla nostra redazione, essendo – nostro malgrado – tra i più esperti sul campo, ci sentiamo di rilevare pure errori di carattere semantico, di linguaggio, da parte dei redattori di questa grande e indubbiamente notevolissima ricerca. Errori che stanno creando confusione.

L’uso troppo “allargato” di termini come hotspot o siti1, senza ricorrere a una progressione terminologica – di scala e di dimensione, con un range di appena un ordine di grandezza tra un termine e l’altro, da 100 a 10 ng/l – ha portato fuori portata semantica la contaminazione stessa, creando una percezione falsata del pericolo, ma soprattutto uno spostamento dell’attenzione “collettiva”, con il potenziale conseguente pericolo di una programmazione inefficace sugli interventi puntuali e urgenti da fare. Ci domandiamo come possano uscire articoli così importanti senza valutare le conseguenze di un’informazione di fatto scientifica, ma per niente chiarificatrice in fatto di interpretazione dei dati, di terminologia, con gli stessi dati mancanti – durante il lancio e per giorni – proprio nelle zone a maggior rischio del Veneto, o del Piemonte. Questione comunque di termini e di dati, rimediabili. La parte italiana con Le Scienze ha rimediato grazie al giornalista Gianluca Liva, ma molto resta da fare per riparare i danni di un lancio fatto per noi veramente male.

Nel merito gli hotspot dovrebbero essere le zone fortemente contaminate e/o generatrici di fonti di pressione ad alto rilascio, come i “siti” produttivi (veri e propri epicentri, l’epicentrum grecolatino, cugino semantico dell’hotspot anglofono), i “siti” di grande utilizzo, i “siti” strategici come la basi militari, o i raggruppamenti sitologici come i comparti tessili – le loro discariche dove afferiscono fanghi, con allegati depuratori, percolati, inceneritori – in primis quello della concia, da riunire in “cluster” produttivi. Mettere tra gli hotspot (un punto che viene reso ancora più punto dall’essere hot) anche gli spot “derivati”, come possono essere le decine/centinaia di “prese dati” derivate dalla contaminazione della Miteni, fa arrivare allo sconcertante numero di 17.000 siti e 2.100 hotspot, allargando a dismisura lo stesso uso classico del termine “sito”, in fatto di contaminazione (usato per appena 10 ng/lt!). Così, dire che ci sono 17.000 siti contaminati, addirittura in sottostima, ci sembra dire davvero troppo. Sarebbe stato più utile dire abbiamo rilevato 17000 spot derivati da qualche centinaia di hotspot (con valori ben superiori ai 100 ng/lt proposti, di origine “potabile”, v. nota 1), alcuni middlespot, altri veri e propri hotspot, siti singoli, o addirittura agglomerati, cluster sitologici, fortemente e propriamente contaminati sopra la soglia di allarme sanitario, e non per il diffuso danno alla salute, oramai incontrollabile.

Alla base di questa dismisura abbiamo rilevato un grave errore di metodo nell’applicazione del parametro scelto (v. nota 1). Si corre il rischio di concludere: mal comune mezzo gaudio. In altre parole, si potrebbe pensare che, essendo la contaminazione talmente estesa, dappertutto, diventi quasi impossibile intervenire. Stesso argomento usato per anni dalla Regione Veneto per lavarsi le mani e la coscienza dalle proprie corresponsabilità “puntuali” – very-very-hot – avvenute presso la Miteni, il comparto conciario di Arzignano, il Tubone Arica, la Chemviron di Legnago. Tutte corresponsabilità fondate su documenti, avendo le autorità firmato permessi (AIA) e non avendo fatto i necessari controlli e interventi su aziende sotto addirittura Direttiva Seveso, considerate fabbriche ad alto rischio chimico. Certo, una tale dismisura potrebbe accelerare il bando citato, tuttavia trascurando il resto, tra cui gli stessi usi essenziali da sostituire progressivamente con le sostanze alternative, che già esistono. Alterando la complessa discussione attualmente in atto. Semplificando l’insemplificabile. Facendo ingenuamente – per retaggio culturale indissolubile – il gioco del capitalismo avanzato che ha nella “confusione” la sua prima arma di distrazione di massa. Con il rischio di incorrere in un errore strategico veicolato da una fallace informazione. Utile a chi inquina.

Alberto e Massimiliano durante le riprese di Chemical Bros, primavera 2021 – Foto di Federico Bevilacqua

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Che dire altro, noi, studiosi e guerrieri della complessità? Siamo tornati dall’India. Carichi di relazioni. Pronti a riversare e a condividere con i nostri meravigliosi compagni di lotta tutto quello che avete letto sopra. Per rielaborare il tutto al prossimo Life After Oil International Film Festival che si terrà dal 6 al 10 Giugno a Villanovaforru (SU) in Sardegna, dove non a caso, nel 10° anno della sua vita, vedrete nascere la nuova sezione POSITIVE VIBES curata dai sottoscritti, nel mentre lanceremo il nostro ultimo nuovo originale attacco frontale al capitalismo avanzato, che produce morte e rapina.

L’altro che forse cerchiamo? Venitelo a scoprire.
Arrivederci.

Alberto Peruffo e Massimiliano Mazzotta

COMITATO DI REDAZIONE
5 APRILE 2023

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RINGRAZIAMENTI

Un ringraziamento al nostro corrispondente indiano V. V. Maeshwar Rao e alle scuole:
GOA SCIENCE CENTER Panaji, Goa
DON BOSCO COLLEGE Panaji, Goa
JADEED URDU HIGH SCHOOL Chimbel, Goa
NIRMALA INSTITUTE OF EDUCATION Panaji, Goa
DIVINE CHILD HIGH SCHOOL AND JUNIOR COLLEGE Mumbai, Maharashtra.

Un ringraziamento a Medicina Democratica e alla Fondazione Sardegna Film Commission per il supporto a Chemical Bros.

Particolare menzione meriterebbe la moltitudine di amici e compagni che ci hanno aiutato e accompagnato in questo viaggio. Sarebbero troppi per nominarli tutti, ma i risultati e i loro nomi li trovate sparsi in tutta PFAS.land – alcuni pure nella Galleria qui sotto.

Clicca qui o vai sotto se vuoi accedere subito alla Galleria. Consigliamo tuttavia di leggere pure le Note/Approfondimenti e la sintesi delle didascalie nel rettangolo in nero, prima della Galleria!

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NOTE E APPROFONDIMENTI

1. «L’inchiesta ha permesso di individuare più di 2100 hotspot d’inquinamento. È una definizione usata quando la concentrazione di PFAS raggiunge un livello che gli esperti considerano pericoloso per la salute, pari a 100 ng/L» – si legge su Le Scienze. Ci sembra piuttosto arbitraria questa scelta di 100 ng/lt per gli hotspot, come quella dei 10 ng/lt per i siti. Nell’articolo non si capisce bene se si sta parlando di 100 ng nel siero umano, nelle acque potabili (acquedotti) o nelle matrici ambientali, accennate poche righe prima della frase citata dell’articolo in oggetto. Lo stesso vale nel documento metodologico (p. 8), dove la definizione di hotspot e di sito sono nebulose, compresa quella di cluster (area max di 4 km), del tutto inappropriata su contaminazioni di carattere idrogeologico che hanno dimostrato di diffondersi nel sottosuolo su distanze di decine e decine di km dalla fonte, tanto da trovare migliaia di nanogrammi/litro a molti chilometri dalla Miteni, generate proprio dalla stessa “celebre” fonte (ad es., 18.000 ng/lt a Vicenza città). Le cose cambiano se si ragiona per matrici, come cambia l’interpretazione dei dati: 100 ng nel sangue giustificano un allarme sanitario puntuale (“hotspot” sanitario, per riprendere la suggestione terminologica), 100 nanogrammi nelle acque potabili un pericolo sanitario comunitario (“cluster” sanitario), 100 nanogrammi nelle acque superficiali/profonde un danno diffuso alla salute (“attenzione” sanitaria su rete di spot secondari), come diremo semplificando nel testo, poco dopo. I primi due valori sono generati da hot-spot (emissioni importanti), produttivi o utilizzatori (per lo più), il secondo da spot derivati (emissioni diffuse), per via di acque profonde o superficiali (per lo più). Differenze importanti nella dinamica degli interventi e delle strategie d’azione, da noi fortemente volute chiare e precise. Contrariamente di quanto ha fatto la Regione Veneto a 10 anni dall’emergenza sanitaria dichiarata dopo l’annuncio ufficiale della contaminazione, avvenuta nel 2013 [v. BREVE STORIA SOCIALE DELLA MITENI]. Per meglio articolare la nostra critica costruttiva, entriamo nel merito. L’articolo di Le Monde si basa, a quanto sembra, sulla nebulosità della definizione di hotspot, fondata su un grave errore di metodo: per essa si sono utilizzati i 100 ng/lt “pericolosi” delle acque potabili (pericolosi per la salute, secondo la corretta indicazione maggioritaria della scienza), come parametro per tutti i campionamenti riportati nella mappa, molti dei quali – invece – poco hanno a che fare con la stessa acqua potabile, quella fornita dai gestori dell’acqua, perché sono acque superficiali, o profonde, o di altre matrici ambientali o biotiche. È stato preso il VETTORE di diffusione più pericoloso – l’acqua dei rubinetti, drinking water – come parametro per tutti gli altri vettori. Tale scelta “applicativa” ha creato un numero spropositato di hotspot e di siti. Si è confuso il Limite di Salute delle Acque Potabili – normato per legge, essendo disciplina dei Legislatori sulla salute, che devono dire ai Sindaci cosa fornire – con gli eventuali limiti da mettere negli altri vettori – oggetto complesso di disciplina ambientale e per questo non ancora normati, tanto da arrivare a proporre – noi tutti – il bando totale. Si è confuso il Limite alla Salute con il Limite all’Ambiente. Limiti che devono parlarsi (il conflitto è apertissimo tra le due giurisdizioni), ma non scambiarsi come equivalenti. A questo limite Drinking Water il Documento Metodologico dedica addirittura un capitolo (ibidem, 4.2, p. 7-8), come premessa di scelta. Peccato che i Sites di Le Monde siano di acque superficiali e profonde e nessuno di noi “beve direttamente” – ingerisce per via diretta, neppure se irriga – queste acque. Fatto eccezione per i pozzi privati che alimentano il rubinetto di casa. Ma qui si apre un altro fronte che porterebbe a un ulteriore risemantizzazione degli hotspot così “superficialmente” e unilateralmente definiti. Definiti al rialzo – troppo stretti – per la matrici ambientali: se 100 ng/lt è un hotspot come dovremmo chiamare Vicenza città con 18.000 nanogrammi? (fonte ARPAV, in GIS pfasland). Se proprio si vuole usare questa terminologia, ogni matrice dovrebbe avere un proprio parametro di hotspot: pozzi privati, acque profonde e superficiali usate per scopi irrigui, suoli, aria, quindi alimenti, acque potabili. In tal modo, la Mappa di Le Monde, riconfigurata, sarebbe sicuramente ancora preoccupante, ma cambierebbe fisionomia, concentrandosi sui punti di emissione e gli effetti diffusivi ed emersivi, drammatici proprio perché non sono stati fermati i centri produttivi e di grande utilizzo. Sappiamo che non è facile capire tutto ciò. Ma solo così possiamo fermare il crimine. Bloccando le fonti. Facendo capire quanto è necessario il bando per l’enorme e incontrollabile effetto di diffusione. Chiamare hotspot/siti 17000/21000 punti potenziali a cosa porta? A voi la risposta. [nota di Alberto Peruffo]

* LIFE AFTER OIL International Film Festival è un festival di cinema ambientale e sui diritti umani. Qui una breve presentazione:

Come ci stiamo preparando all’era post-petrolifera?

Questa rassegna nasce col proposito di andare oltre la denuncia. Per quanto sia importante sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi connessi allo sfruttamento ed all’uso delle risorse naturali utilizzate per la produzione di combustibili fossili, resta tuttavia, in tutta la sua drammaticità, l’enorme problema dei disastri sociali provocati sia dallo stesso sfruttamento sia dalla carenza energetica, con particolare riferimento all’approvvigionamento idrico di parte rilevantissima della popolazione mondiale. L’obiettivo principale della rassegna sarà dunque non solo l’evidenziare i problemi legati all’utilizzo di combustibili fossili, ma soprattutto l’individuazione delle alternative possibili che tengano conto, sulla base della conoscenze scientifiche attuali, dei vari metodi di produzione conosciuti. Con grande attenzione alla giustizia sociale di ogni nostra pratica ambientale. Soprattutto oggi, in tempi di greenwashing e ambientalismi di superficie.

Massimiliano è il direttore artistico del Festival, mentre Alberto curerà per la decima edizione la nuova sezione culturale e di attivismo POSITIVE VIBES // ECOLOGIE RADICALI. Tutte le info, programma, orari, qui >> http://www.lifeafteroil.org/

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GALLERIA INDIA GENNAIO/FEBBRAIO 2023
Didascalie sintetiche // Nella prima serie trovate le foto scattate per le strade di Mumbai. Poi Alberto e Massimiliano presso il GOA SCIENCE CENTER di Panaji, Goa, accompagnati da Maeshwar. Si passa quindi a casa del grande attivista indiano Claude Alvares a Parra. Si continua presso la JADEED URDU HIGH SCHOOL, sempre di Goa, località Chimbel, per arrivare al bellissimo NIRMALA INSTITUTE OF EDUCATION e chiudere al DON BOSCO COLLEGE, nel cuore di Panaji. Una breve pausa fluviale presso il Mandovi River e le spiagge dorate di Calangute. Si riparte per il Rajasthan dove conferenze, proiezioni, interviste e premiazioni avvengono a Jaipur, con una piccola pausa/scorcio sopra la città. Una foto ritrae Alberto e Massimiliano con la poetessa Anshu Harsh, moglie di Somendra Harsh, direttore artistico del Rajasthan International Film Festival. Il ritorno a Mumbai vede i protagonisti in metrò avvicinarsi verso il grattacielo sede della Viva Life, con foto fuori dalla sede. Il giorno dopo concluderanno il tour di conferenze presso la DIVINE CHILD HIGH SCHOOL AND JUNIOR COLLEGE incontrando prima e dopo, tra un risciò e l'altro, imprenditori e attivisti, tra cui il giovane Harish Borah e Nandini Purandare, direttrice editoriale dell'Himalayan Journal.

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Trailer di CHEMICAL BROS.

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IL SERVIZIO DELLA RAI // 13/04/2023 di Matteo Mohorovicich

https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2023/04/viaggio-in-india-dove-finiranno-gli-impianti-di-miteni-per-sensibilizzare-sui-pericoli-dei-pfas-78acad74-aff3-4fa3-ab81-92ca665c327e.html

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