4 novembre 2022 | LA QUESTIONE ALIMENTARE PFAS NON AFFRONTATA DALLE AUTORITÀ: MANGIARE IN ZONE ESPOSTE NON È COME MANGIARE IN ZONE NON-ESPOSTE. IL CONFERENCE PAPER SAUGO/OLIVIERI SULL’INTAKE GIORNALIERO INTERROGA LE ISTITUZIONI DEL VENETO

di Comitato di Redazione

Lo diciamo da tempo. Ma ora siamo arrivati al punto di non ritorno. Di fronte alla presa di posizione dell’ONU nei confronti della Regione Veneto per non avere fornito le informazioni a vario titolo, soprattutto sui dati alimentari, dati che noi stessi abbiamo analizzato, studiato, incrociato, quando sono stati rilasciati sotto ingiunzione del TAR, riscontrando forti criticità ed errori di metodo (v. punto 4 qui e tabella in calce), abbiamo deciso di alzare il tiro sulla questione e di cercare nuovi percorsi scientifici per forzare le Autorità della Regione ad agire, mettendo da parte l’omertà istituzionale che alla fine sta avvelenando la popolazione non solo moralmente, ma anche fisicamente. Soprattutto se si vive in zone fortemente contaminate. Il silenzio delle Istituzioni diventa causa politica primaria del nostro intake giornaliero di sostanze tossiche. Questo è il punto. Questa è la grave deduzione.

All’uopo ci viene in aiuto un Conference Paper dei medici Mario Saugo (medico di sanità pubblica) e Armando Olivieri (medico epidemiologo) – medici autorevoli delle Ulss della Regione Veneto – dal titolo An approach to the esteem of the health benefits expected from mitigating the human exposure to PFOA pubblicato su Researchgate nell’ottobre del 2019, da noi recentemente ripreso e studiato collettivamente, alla luce dei nuovi risultati scientifici resi pubblici in questi mesi da diversi scienziati, come le ultime risultanze dell’equipe del Dott. Carlo Foresta espresse durante la Conferenza di Abano di questi giorni.

Il Paper va studiato e aggiornato, ma apre questioni fondamentali, imprescindibili. Emerge innanzi tutto che è importante conoscere non solo la concentrazione di inquinanti in un dato alimento prodotto in un dato sito (questo attiene alla trasparenza dei controlli, citati sopra), ma soprattutto l’intake di inquinante che può portare il consumo abituale dell’alimento. Gli high-consumers (i consumatori elevati) possono essere ad esempio gli agricoltori/allevatori che vivono nella zone contaminate del Veneto e che usano acque irrigue attinte da pozzi privati, attualmente non controllati dalla Regione, ma lasciati al libero arbitrio dei contadini.

La domanda che nasce è la seguente: è opportuno/obbligatorio informare i consumatori nel caso in cui la TDI (tolerable daily intake – dose giornaliera tollerabile) venga ragionevolmente superata dal consumo di un singolo alimento (v. tabella in calce)?

Leggendo la traduzione del Conference Paper (v. link e slide sotto), preparata interpellando gli stessi autori, emerge un ulteriore importante punto critico: un dato intake da alimenti o da acqua contaminata porta (sulla base delle assunzioni fatte sulla clearance, cioè sulla capacità dell’organismo di depurarsi e sul modello farmacodinamico che viene scelto) ad un determinato livello medio di concentrazione dell’inquinante nel sangue della popolazione interessata. Cosa si deduce da tutto ciò: che è completamente diversa la situazione di chi vive negli hot spots (zone altamente contaminate, per i quali EFSA precisa che NON si applica l’approccio classico della TDI, dell’intake giornaliero) da quella di chi vive in zone non contaminate.

Quindi il consumo di un alimento contaminato ha un significato completamente diverso per gli abitanti locali rispetto agli abitanti che vivono in zone con inquinamento di fondo. Mangiare in zone esposte non è mangiare come in zone non-esposte. Cambiano i parametri di riferimento, i contesti di valutazione, i rischi di assorbimento e di accumulazione.

In altre parole, mangiare in zone esposte comporta un rischio di assorbimento e di accumulazione PFAS molto maggiore rispetto alle zone non-esposte perché i meccanisimi di clearance (la capacità di smaltimento degli organi vitali) non sono efficaci a contrastare l’intake giornaliero di alimenti contaminati, soprattutto se solo uno tra questi – tipo le uova – supera la TDI, la dose giornaliera tollerabile (ora TWI, settimanale), la quale vale solo per zone non-esposte ad alta contaminazione, ossia per le zone con inquinamento di fondo. Il Veneto centro-occidentale, dove insiste la maggiore contaminazione di Pfas al mondo, è perciò una zona ad alto rischio, soprattutto per la questione alimentare, ad oggi del tutto trascurata e non sottoposta ad una trasparente informazione popolare degna di una società civile (v. il recente Dossier Onu presentato al Palazzo delle Nazioni di Ginevra).

Cosa aspetta la Regione Veneto ad informare i cittadini? La Regione dovrebbe intervenire e risolvere autonomamente tutte le singole criticità, senza allarmare i cittadini e tutelando così i prodotti e i produttori locali. Oppure la Regione dovrebbe dare indicazione alla popolazione locale di limitare il consumo degli alimenti locali che da soli superano la TDI/TWI e spiegare che questo è un problema rilevante per i consumatori fuori zona. Quanto rilevante, non siamo noi a dirlo e a stimarlo. Ma la scienza e gli scienziati che dovranno essere chiamati in causa. Se non inizia a farlo subito, la Regione rischia di diventare complice di un avvelenamento chimico di massa, di fatto già in atto.

Discutiamone insieme e apriamo un serio dibattito sugli alimenti.

Iniziamo facendo seguire sotto i chiarimenti metodologici forniteci dai medici autori del Conference Paper, da noi interpellati; nonché la tabella “tardiva” e non più attendibile sugli alimenti ricavata dai dati “estorti” alla Regione Veneto, dopo l’ingiunzione del TAR.
Comitato di Redazione PFAS.land

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CHIARIMENTI METODOLOGICI SUL DOCUMENTO DELL’OTTOBRE 2019

di Mario Saugo e Armando Olivieri

PDF in inglese >> https://www.researchgate.net/publication/336698598_An_approach_to_the_esteem_of_the_health_benefits_expected_from_mitigating_the_human_exposure_to_PFOA

Sintesi in italiano >> https://www.researchgate.net/publication/336892636_Un_metodo_di_misura_per_i_benefici_di_salute_attesi_dagli_interventi_di_mitigazione_dell’esposizione_umana_a_PFAS

Come da vostra richiesta alleghiamo alcune slide, che spiegano in modo più semplice i punti salienti.

Sottolineiamo che si tratta di un contributo METODOLOGICO, che si focalizza sul significato di sanità pubblica dell’introito giornaliero complessivo di sostanze biopersisitenti; è quindi auspicabile che i calcoli vengano rivisti ed aggiornati dagli organi tecnici competenti.

Le Dosi Acccettabili Giornaliere sono state ridotte poco dopo la pubblicazione da EFSA >> https://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/6223

Per una corretta interpretazione va segnalato che:

– il dibattito scientifico sulla complessità degli effetti sulla salute dei PFAS è tuttora in corso;

– sono oggetto di dibattito anche i livelli di concentrazione di PFOA nel siero ritenuti rilevanti sul piano clinico;

– l’applicazione del concetto di Dose Accettabile Giornaliera alle popolazioni che vivono in aree contaminate richiede grande cautela: la TWI/TDI va considerata non da sola, ma assieme al livello di PFAS nel siero. Vedi  Commenti n° 70 (da ISS) e n° 202 >> https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.2903/sp.efsa.2020.EN-1931 – pagina 164;

– il modello farmacocinetico monocompartimentale proposto rappresenta una semplificazione; sono stati sviluppati anche dei modelli multicompartimentali;

– l’utilizzo delle tabelle INRAN 2005-2006 sull’introito alimentare medio è complesso
>> https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.2903/j.efsa.2011.2097;

 – è sperabile che il livello di contaminazione di alcuni alimenti sia diminuito nel corso del tempo (nuova campagna in corso)
>> https://bur.regione.veneto.it/BurvServices/Pubblica/DettaglioDgr.aspx?id=479420&highlight=true. Tuttavia le valutazioni di sanità pubblica devono ad  oggi basarsi sulla Relazione Finale ISS del 2019.

Se il metodo proposto è sufficientemente robusto, i conteggi vanno aggiornati sulla base della TWI proposta da EFSA 2020.

I contenuti del lavoro sono stati proposti a titolo esclusivamente personale, come indicato nell’ultima slide.

Il compito e la responsabilità di aggiornare i conteggi, interpretare i risultati e dare le necessarie informazioni e indicazioni di sanità pubblica alla popolazione esposta sono in primis in carico agli organismi tecnici e scientifici locali, regionali e nazionali che si occupano di prevenzione. Detto questo, è certamente auspicabile un coinvolgimento attivo della comunità locale, che è necessario anche per trovare soluzioni efficaci, condivise e sostenibili. 

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DOCUMENTI DI APPROFONDIMENTO

di Comitato di Redazione

TABELLA ALIMENTI 2019 – CAMPIONI 2016/17
GREENPEACE / MAMME NO PFAS SETTEMBRE 2021
[resa accessibile dopo l’ingiunzione del TAR, sentenza dell’8 aprile 2021]
fonte >> https://www.mammenopfas.org/pfas/pfas-negli-alimenti

Per i soli alimenti risultati positivi alla contaminazione per almeno una molecola di PFAS, vengono riportati i valori minimi e massimi della somma dei PFAS (espressi in nanogrammi per chilo) e delle quattro molecole incluse nel parere EFSA. Per ogni alimento sono inoltre riportati il numero di campioni positivi rispetto a quelli analizzati. Laddove è riportato un valore pari a zero questo si riferisce agli esiti delle indagini con livelli di contaminazione risultati inferiori al limite di rilevabilità analitica.

* Somma dei seguenti composti: PFBA, PFPeA, PFBS, PFHxA, PFHpA, PFHxS, PFOA, PFNA, PFDeA, PFOS, PFUnA, PF DoA. I valori mostrati si riferiscono ai soli campioni in cui almeno uno dei PFAS analizzati era presente in quantità superiore al limite di rilevabilità analitica.
** I soli PFAS considerati dall’EFSA per stabilire il valore di TWI (assunzione settimanale tollerabile) sono: PFOA, PFOS, PFNA e PFHxS. Il valore di TWI è pari a 4,4 nanogrammi per chilo di peso corporeo, pertanto una persona di 60 Kg di peso può assumere, per rientrare nella soglia tollerabile di EFSA, fino a un massimo di 264 ng di PFAS ogni settimana.

A titolo di esempio, consumando in una sola settimana mezzo chilo delle albicocche più contaminate si supererebbe il valore di TWI [dose settimanale tollerabile! – ndr: l’EFSA è passata dalla dose giornaliera alla dose settimanale – un cambio di percezione per i consumatori molto discutibile]

HYPERLINK
Il nostro articolo di approfondimento sugli alimenti, al punto 4 >> https://pfas.land/2021/11/23/23-novembre-2021-lettera-allonu-restrizioni-bando-pfas-echa-gli-alimenti-sottratti-la-prevenzione-negata-il-fattore-di-rischio-ambientale-autonomo/

NUOVA DIRETTIVA EUROPEA ZERO POLLUTION. PER LA PRIMA VOLTA I PFAS
>> https://ec.europa.eu/com…/presscorner/detail/en/ip_22_6278]

È stata presentata in questi giorni la nuova proposta per la revisione delle Direttive Europee per quanto riguarda inquinamento delle acque e dell’aria. Per la prima volta compaiono i PFAS. Un risultato delle nostre lotte.

I limiti sono decisamente al ribasso rispetto a quelli che vengono applicati in Italia e nella nostra Regione. Ci sono anche delle sostanziali novità, come la visione del limite come “sommatoria” dei 24 PFAS di maggiore utilizzo (tra cui anche il C6O4 e il GenX, protagonisti degli inquinamenti di Trissino e di Spinetta Marengo), tutti considerati come equivalenti per tossicità (con un fattore di potenza relativa) al PFOA. Il limite (che non è l’equivoco “valore di performance” adottato dalla Regione Veneto) è di 44 nanogrammi/litro nelle acque e di 77 nanogrammi/kg nel biota (animali e vegetali) e nei sedimenti.

PDF proposta Zero Pollution
>> https://pfasland.files.wordpress.com/2022/10/annexes-to-the-proposal_pfas_land.pdf

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alberto_peruffo_CC

Comitato di Redazione
4 NOVEMBRE 2022

// Foto Cover di Federico Bevilacqua autore del «Progetto C8hf15o2 – FORMULA DI UN DISASTRO INVISIBILE». Campi irrigati con acqua contaminata, Veneto.

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