4 maggio 2020 | «QUANDO RICOMINCIA LA SCUOLA?» – PFAS TRA STRAORDINARI OCCHI, CERVELLI, CUORI DI STUDENTI, FUTURI SCIENZIATI, GEOLOGI, AMMINISTRATORI, ARTISTI, MEDICI, IMPRENDITORI, AGRICOLTORI, INSEGNANTI, POLITICI, PADRI, MADRI IN UNA TERRA CHE È STATA GRAVEMENTE FERITA NEL SUO STESSO SANGUE

di Donata Albiero

La coordinatrice del Progetto Educativo Zero Pfas, voluto da tutte le forze del movimento No Pfas, presenta la sua straordinaria esperienza nel secondo ciclo di proposta nelle scuole del Veneto, iniziativa che ha raccolto migliaia di studenti e centinaia di genitori, trasferendo sulla molteplicità dei soggetti chiamati in causa – dai docenti, agli esperti, fino ai giovani protagonisti – il concetto di “scuola partecipata e attiva”, legata ai territori e alle esigenze che li attraversano, non solo quelle visibili dell’economia, ma anche quelle sotterranee dell’inquinamento e della salute, dalle quali la prima mai dovrebbe slegarsi, o peggio, defilarsi come unica voce protagonista. Una testimonianza di attivismo e di attenzione oggi, ai tempi del coronavirus e della scuola “bloccata”, ancora di maggiore valore. Dopo aver letto le parole di Donata Albiero, che presto leggerete, lasciamo tutti i nostri lettori con le parole di Cesare Pavese, a settantanni dalla sua scomparsa, nel drammatico e poetico incipit della Casa in collina, in tempi di guerra: «Quando ricomincia la scuola?». Presto, è la nostra speranza. [ndr]

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IL RAPPORTO FINALE DEL PROGETTO EDUCATIVO  

Secondo anno consecutivo del progetto educativo sui Pfas nelle scuole, una straordinaria prova di forza civile, portata avanti dal Movimento No PFAS, unito nel consegnare una mappa per il futuro alle nuove generazioni. Un titolo significativo per l’anno scolastico 2019/2020 “PFAS in Veneto Salute a rischio Conoscere per capire ed agire” che connota l’obiettivo generale dello stesso progetto: dare importanza strategica allo studio di un fenomeno complesso quale quello di uno specifico inquinamento ambientale del nostro territorio per ridefinire ruoli, strategie, piani di interventi singoli e collettivi, per riflettere, capire, operare su nuove basi che facciano della partecipazione culturale uno dei principali assi di una rinnovata cittadinanza coesa e attiva.

Un bilancio dell’esperienza conclusosi in anticipo, a fine febbraio 2020 a causa della pandemia provocata dal Coronavirus (Covid-19), è quanto mai opportuno per non abbassare la guardia, per non spegnere riflettori su una questione ambientale e sanitaria legata ai PFAS (sostanze perfluoro alchiliche), che abbiamo sviscerato a scuola e che ora, a causa del nuovo flagello epidemiologico in corso e la sua particolare gravità, rischia, purtroppo, di essere insabbiata o quanto meno minimizzata.

Inevitabilmente le riflessioni, generate dal nostro progetto nelle scuole, consentono di affrontare con una maggiore consapevolezza la situazione generale che stiamo vivendo e il carattere sistemico della pandemia. Una delle cause, infatti, a livello globale, è sicuramente il degrado progressivo e l’alterato equilibrio dei territori – della loro complessiva tutela, sia ambientale, sia sanitaria – di cui la contaminazione da PFAS rappresenta un tragico e significativo esempio.

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NIENTE SARÀ COME PRIMA

Il Coronavirus ha fornito una nuova chiave di lettura della nostra fragilità globalizzata, basti solo pensare alle risposte straordinarie dettate al Paese e alle reazioni: misure drastiche, psicosi collettiva, isolamento, quarantena, percezione di un nemico invisibile, letale, che si aggira per il mondo.

Tuttavia, non dimentichiamolo, in Veneto, c’è una “altra” emergenza ambientale, sminuita nella sua portata se non, volutamente nascosta, altrettanto pericolosa, i cui effetti micidiali per le fasce a rischio, ovvero per le nuove generazioni, si manifesteranno a distanza di anni.

Sulla tardopatogenità dei PFAS e Coronavirus vedi il nostro articolo di approfondimento >> 10 aprile 2020 | CORONAVIRUS E VISIBILITÀ. PERCEZIONE ED ESPOSIZIONE NEI TERRITORI INQUINATI DELLA PIANURA PADANA

La sua origine sta nell’elevata concentrazione di Pfas in acque sotterranee, superficiali e in alcuni acquedotti civili che hanno contaminato, e tuttora continuano a contaminare intere comunità, penetrando nel sangue, negli organi vitali e nei meccanismi epigenetici di almeno 350.000 persone.

Uno scandalo di cui non si parla abbastanza, a differenza dell’attenzione e dell’allarme suscitati dal Coronavirus, che ha mobilitato ed è riuscito a mettere in discussione le nostre abitudini perché i suoi effetti sono drammaticamente visibili nell’immediato.                                                                                                

Condivido, perciò, quanto sostiene Patrizia Gentilini, oncologa, medico Isde:

«Facciamo fatica a cogliere la dimensione dei fenomeni, c’è una diversa percezione del pericolo, ma i veleni invisibili (Pfas e altri interferenti endocrini) meritano la stessa attenzione che stiamo dedicando al coronavirus».

Noi, del Gruppo educativo/operativo Zero Pfas, siamo entrati dal 2018 nelle scuole, per ricostruire, insieme agli studenti, diretti interessati, la storia inquietante di un nemico subdolo perché occulto, rappresentato, appunto, dalle sostanze chimiche perfluoroalchiliche (PFAS). Queste sostanze, da tempo note alle Autorità competenti, sono state sversate nel nostro territorio, soprattutto da una azienda, ora fallita, la Miteni di Trissino, all’insaputa dei cittadini.                                                                                                                  

«Conoscere per capire e agire» – è la base da cui partire per comprendere la cronaca di una tragedia collettiva, ma anche per tracciare nuovi percorsi verso un futuro migliore, generato da una nuova consapevolezza condivisa.

Ho già raccontato, all’interno del blog dedicato ai giovani, Generazione Speranza, che curo da anni, in un post specifico Pfas spezzata la catena dell’omertà le difficoltà incontrate per attivare il progetto educativo e la nostra determinatezza nel superarle:

«Abbiamo percorso, come Movimento No Pfas un sentiero impervio superando ostacoli, difficoltà, diffidenze, velate minacce pur di arrivare alla nostra meta: rompere gli schemi di una censura invisibile, del silenzio assordante delle istituzioni, delle rassicurazioni della stampa locale e degli Enti preposti a salvaguardare la nostra salute».

La scuola è stata una delle piste, forse la più importante, per il nostro ambizioso obiettivo di svegliare le coscienze dei futuri cittadini, i nostri studenti.

Otto scuole, secondarie di secondo grado, tra le provincie di Vicenza, Padova, Verona approdando a Venezia si sono interfacciate con noi:

  1. IIS Marzotto Luzzati (VI)
  2. IIS Duca D’Aosta (PD)
  3. ITIS Rossi (VI)
  4. Liceo Roveggio (VR)
  5. IIS J da Montagnana (PD)
  6. IIS Masotto (VI)
  7. IIS Algarotti (VENEZIA)
  8. IIS L. Dal Cero (VR)

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IL PERCORSO IN NUMERI  

>> Scheda PDF di approfondimento SLIDE MEMORIA STORICA AS 2019/2020 con maggiori dettagli.

–  Trecentocinquantacinque adulti incontrati in quattro serate informative;

–  Duemilanovecento studenti dai 14 ai 19 anni, “raggiunti” in venti giornate, attraverso:
corsi strutturati (4 per 203 ragazzi), assemblee studentesche (12 per 2.924 ragazzi), di cui 8 con relazione medica per 983 ragazzi e 4 con la proiezione del film documentario The Devil We Know per 1.738 alunni;

–  Otto scuole coinvolte;

–  Ventiquattro giorni e settantuno ore sul fronte scuola, senza contare le ore per gli spostamenti, per i contatti a monte, i colloqui con dirigenti e/o docenti, le telefonate, le email, le relazioni, la correzione dei test e delle indagini on line, i report, la consegna di documenti.  

Il tutto dalla partenza del progetto, ottobre 2019, alla chiusura delle scuole, febbraio 2020.  Un bel risultato, a fronte di millecinquecento (1500) nell’anno precedente, se si pensa all’interruzione avvenuta annullando gli impegni in altre cinque scuole.

Sappiamo che i dati quantitativi non decretano, da soli, il successo della nostra iniziativa anche se testimoniano senza ombra di dubbio il tempo dedicato a una giusta causa, la passione e l’amore riposti nelle nostre azioni. 

Certo è che i 2900 ragazzi, incontrati  in diverse modalità didattiche, nei questionari on line e\o nei test all’inizio del percorso, hanno confermato anche quest’anno, una “scarsa conoscenza del problema” e un “disinteresse” diffuso (ad eccezione dei ragazzi inclusi nel progetto di monitoraggio regionale, effettuato esclusivamente nella cosiddetta “Zona Rossa”), in quanto lo stesso problema è stato percepito “lontano da loro e dai loro Comuni”: una prova eloquente della necessità della nostra presenza nelle scuole, tra l’altro avvalorata da alcuni dirigenti particolarmente sensibili e dai docenti che ci hanno accompagnato nel percorso didattico.

Il nostro compito, insito nel progetto formativo rivolto ai ragazzi, era quello di promuovere nella scuola i semi della “cittadinanza attiva”.

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ASPETTATIVE DELLE SCUOLE

Una, tra le varie lettere di ringraziamenti ricevuti al termine del percorso, spiega, generalizzando, i “desiderata” degli Istituti che hanno riposto fiducia nei nostri interventi: 

 « […] Il dovere costituzionale di formare cittadini attivi e responsabili ci ha convinti della opportunità di affrontare in modo scientifico e tecnico una tematica come i PFAS che da qualche anno è stata oggetto di analisi e discussioni anche nel territorio da parte dell’opinione pubblica e delle associazioni preposte.

[…] Risulta fondamentale formare i giovanissimi cittadini del prossimo futuro sulla capacità di analizzare contesti e sistemi e sulla loro consapevolezza intesa come capacità di porsi criticamente verso situazioni complesse ma legate strettamente con l’essere partecipi a contesti comunitari, abitativi, territoriali. 

[…] La garanzia di alta qualità del Percorso Formativo  è  stata  sicuramente data dalla presenza di una  equipe medico-specialistica di tutto rispetto, guidata e coordinata con competenza e grande sensibilità, dalla Dirigente Scolastica prof.ssa Donata Albiero: una Professionista che ama le giovani generazioni e che sostiene azioni forti e chiare per la loro tutela e per il loro benessere psico-fisico, obiettivo primario e fondamentale di ogni agenzia formativa e culturale e dettame Costituzionale per eccellenza.                

La sua Azione di Coordinamento, il valore degli Esperti e dei vari Testimoni nelle Azioni del Progetto hanno rappresentato sicuramente il fattore distintivo del Percorso e la connotazione formativa di alta eccellenza. A lei e ai suoi Collaboratori i più sinceri Ringraziamenti dalla Dirigenza scolastica, dal Consiglio di Istituto e dal Collegio dei Docenti Isiss Luciano Dal Cero».

Dirigente, prof.ssa Silvana Sartori  

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SERATE CON ADULTI 

L’ingresso del gruppo operativo Zero Pfas nelle scuole ha riscontrato, negli incontri serali, particolare apprezzamento da parte dei genitori. L’ITIS Rossi di Vicenza ha diffuso l’incontro in streaming, altri Istituti hanno riportato nei propri siti le slide dei Relatori. I medici ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), hanno spiegato, con un linguaggio scientifico ma chiaramente comprensibile, i rischi per la salute connessi alla contaminazione da PFAS.         

Ad ogni incontro (Istituto Rossi, Istituto Marzotto, Istituto Dal Cero, Istituto Masotto) la domanda emersa è stata sempre la stessa:  

«Data la situazione drammatica ancora presente per quanto riguarda i pfas che fare per prevenire la contaminazione e i rischi da essa generati?»

È apparso chiaro, lo si è ben colto nel dibattito a San Bonifacio, che, al di là del bere acqua non contaminata, del non utilizzare contenitori di plastica, pentole al teflon, indumenti impermeabilizzati, prodotti di cosmesi incriminati, come ha ben risposto il relatore di ISDE a specifiche domande, sono i prodotti alimentari a destare la maggior preoccupazione dal punto di vista sanitario in quanto non sono ancora stati presi opportuni provvedimenti per escludere dal mercato i prodotti contaminati.

Attualmente, infatti, nessun cittadino del Veneto è in grado di distinguere, sui banchi del mercato, gli alimenti contaminati da quelli indenni poiché nessuna misura in merito è stata presa da chi è preposto alla tutela della nostra salute. L’informazione sullo stato della contaminazione alimentare da PFAS è molto carente e tale da non dare un quadro chiaro della situazione complessiva. Ogni tanto filtra sulla stampa locale qualche notizia che getta l’allarme per la contaminazione alimentare dei bambini.

Ad ottobre del 2019 il Giornale di Vicenza aveva pubblicato:             

SICUREZZA ALIMENTARE E BAMBINI DEL VENETO CONTAMINATI DA PFAS. NON SOLO NELLA ZONA ROSSA [31 ottobre 2019]

La sorpresa sta in quel numero che non ti aspetti e fa sobbalzare. Era passato inosservato, tra i tanti del rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, divulgato da Venezia a luglio: nei bambini di tutto il Nordest, non solo dell’area rossa, arriva dentro il corpo una “dose settimanale” di Pfoa che va oltre quella “tollerabile” (la cosidetta Twi) che l’agenzia EFSA – l’autorità europea per la sicurezza alimentare – ha abbassato di molto un anno fa.

Entra un po’ troppo Pfoa nei bimbi da 3 a 10 anni: il 20% in più del limite.

Notizie come questa dovrebbero indurre i cittadini a richiedere maggiori informazioni sugli alimenti distribuiti al mercato, ma le rassicurazioni delle autorità, annullano l’effetto delle dichiarazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.

Da qui la necessità, nelle riunioni serali, di dare delle informazioni scientifiche corrette, creando quella consapevolezza critica indispensabile per affrontare le problematiche aperte.

Alla fine delle assemblee diversi cittadini hanno sostenuto:

«Usciamo più preoccupati ma anche più consapevoli».        

Tra le serate, quella di Noventa ha fatto testo: una mezz’ora di domande a raffica su questioni legate alla salute, ai diritti negati, alla prevenzione primaria. Contestata, in più interventi da parte del pubblico, la disposizione dei vertici della sanità regionale per cui è impossibile, nella nostra Regione, effettuare analisi del sangue, accessibili a tutti, nemmeno privatamente e a pagamento, per conoscere il proprio stato di contaminazione. Critiche di vari presenti nei confronti della modalità con cui i vertici regionali hanno gestito fino ad ora questa emergenza.

Una voce dal pubblico mentre ci eravamo già alzati tutti per andarcene:

«Perché si processano i responsabili della Miteni e non coloro che, di fatto, hanno consentito che la multinazionale continuasse a inquinare impunemente, per anni, un territorio vastissimo e prezioso per la nostra salute e la nostra economia?».                                                            

La risposta speriamo arrivi dalla seconda tranche dei processi penali in corso, quella che riguarderà non tanto la causa diretta della contaminazione, prima del 2013, ma le corresponsabilità a contaminazione emersa, dal 2013 al 2019, con permessi di lavorazione di sostanze tossiche come il GenX rilasciate dalle autorità regionali.

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INCONTRI CON I RAGAZZI

Per ciò che riguarda quanto seminato con i ragazzi, purtroppo, causa chiusura anticipata degli Istituti per coronavirus, non è stato possibile, come avevo programmato con vari docenti, ricevere da tutte le scuole coinvolte, per la fine dell’anno scolastico, le risposte “libere” di ritorno, effettuate a distanza, sui nostri interventi e sulle ripercussioni che essi avevano o meno generato: riflessioni, suggerimenti, approfondimenti, critiche, apprezzamenti motivati emersi nei corsi, e/o nelle assemblee studentesche, relativamente alle relazioni mediche “Nuove generazioni e rischio pfas. Il futuro è già qui” e al film proiettato “The devil we know”.

Tuttavia, quanto ora scriviamo trova riscontro “visibile” nei risultati dei lavori di gruppo, nelle esercitazioni sostenute, nei test somministrati alla fine dei corsi, mentre per quanto riguarda le assemblee, in resoconti esposti nei siti delle scuole, nei giornalini scolastici, in note di alcuni docenti che sono riusciti a effettuare un momento di riflessione collettiva 

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CORSI E ASSEMBLEE  

Nei corsi strutturati, facilitati rispetto alle assemblee, dal numero di studenti incontrati che non superava le 50/60 unità, abbiamo riscontrato significative ricadute positive.   

Non è da poco la conoscenza morfologica e idrogeologica del territorio comunicata, il diventare un po’ più ingegneri, geologi, giuristi, grazie al contributo di due tecnici/esperti, nella prima delle tre giornate previste.

Le esercitazioni, all’interno dei corsi, sono state stimolanti, capite e apprezzate dagli studenti.                                                                                                                       

Si è passati, dopo aver avuto in consegna un foglio con disegnato un potenziale sito inquinato e un focus point (un punto sotto il quale l’inquinamento era entrato in falda), alla realizzazione, su richiesta precisa del relatore, di due grafici. Nel primo, relativamente alla falda, si spiegava come essa si  muoveva in una certa direzione esplicitata dalla consegna data, come segnare le isofreatiche ad una certa distanza e con un determinato  “salto”, dove poter inserire un pozzo spia a monte, quindi un certo numero di pozzi che facessero da barriera idraulica, infine un pozzo a valle per verificarne il funzionamento. Nel secondo, i ragazzi individuavano il percorso di un inquinante nella falda.

Si è data, ancora, ai ragazzi la padronanza dell’uso del GIS (Sistema Informativo Geografico), la mappa digitale sulla contaminazione da Pfas, spiegandone la funzionalità e facendoli navigare in proprio, mentre ai gruppi, è stato chiesto di provare ad identificare le discariche “sospette” di rifiuti PFAS nella provincia di VR (scuola veronese), dato che Arpav aveva effettuato molti campionamenti dentro ed attorno alle stesse lasciando una chiara “firma” con dati concentrati.

Le relazioni in plenaria hanno correttamente individuato la presenza di grandi concentrazioni di perfluorati, in provincia di Verona, molto distanti dagli ambiti noti dell’inquinamento da PFAS: una evidenza che apre nuovi interrogativi sulla storia dell’inquinamento da PFAS nel Veneto.                                   

Le giornate dei medici nei corsi sono state molto più impegnative da gestire per l’argomento trattato: parlare, ad un adolescente, di rischio per la salute, che si verificherebbe a distanza di anni, non è semplice e non sempre scontato, se non si usano linguaggi, accorgimenti e strategie didattiche avvincenti in grado di catturare la necessaria attenzione.

I medici, che si sono alternati, hanno dovuto ricorrere a modalità didattiche diverse per rendere partecipi i ragazzi, quali interlocuzioni, video di supporto, domande provocatorie durante l’esposizione di studi scientifici. Tali tecniche erano necessarie per rendere comprensibili concetti fondamentali quali “Principio di precauzione”, “interferenti endocrini” oppure “DGA” dose giornaliera accettabile di tossico per kg di peso corporeo (tale misura del rischio è fortemente criticata nell’ambito scientifico internazionale).                                                                                         

Le esercitazioni proposte hanno consentito ai gruppi di effettuare rielaborazioni collettive delle nozioni ricevute dai singoli relatori e di calarle nel loro vissuto.      

Brain storming e laboratori di idee si sono spalancati su problematiche aperte: gestione della salute pubblica, della disabilità, ricerche industriali, chimiche, fisiche, sociali e ambientali.                                                                                  

Talune riflessioni in gruppo hanno considerato l’inquinamento Pfas di fronte al  binomio ambiente e salute partendo dal diritto fondamentale di ogni cittadino di essere informato (Convenzione di Aarhus del 2001, documento offerto alla discussione); altre (guidate dall’animatore di formazione, sempre un medico) hanno elaborato una “proposta” per i sindaci sulla realizzazione di un mercatino alimentare comunale atto a vendere  prodotti  privi di PFAS (con relative certificazioni ufficiali e informazioni da dare ai cittadini da parte dei produttori).

Il cuore dell’incontro tra i professionisti della salute e i ragazzi è stato la contestualizzazione delle problematiche mediche all’interno dell’organizzazione sociale.

È stata messa a nudo la correlazione tra i danni dell’inquinamento e un modello di sviluppo che determina prospettive sistemiche negative nella la vita degli studenti. La loro vita è sospesa in un futuro compromesso da scelte, gravemente sbagliate, di sviluppo e di rapporto con l’ambiente di cui essi stessi fanno parte. Infatti, le malattie e i danni epigenetici (che si trasmettono alle generazioni successive) prodotti dai tossici che quotidianamente vengono a contatto con il nostro organismo, sono strettamente correlate a un modello di società che altera costantemente il nostro rapporto con la natura, determinando conseguenze impreviste e terribili come l’attuale pandemia da COVID 19.

Nelle assemblee il feedback cercato è stato il dibattito per valutare l’impatto comunicativo: non sempre però “partecipato”, causa l’alto numero di presenti e il limitato tempo per “scaldare” l’uditorio.

I giornalini gestiti dagli studenti, i siti internet di varie scuole, le mail di alcuni docenti, mostrano, a nostro conforto, una traccia visibile della validità dei nostri incontri assembleari.

Per quanto concerne le critiche, espresse da alcuni studenti nei nostri questionari di gradimento, esse hanno riguardato il linguaggio “tecnico”, a volte troppo difficile, utilizzato da alcuni esperti e i tempi, talvolta, troppo lunghi delle lezioni frontali.

Mai, invece, sono state messe in dubbio le competenze dei relatori.

La presenza nel progetto, nella terza giornata dei corsi, dei diretti protagonisti del contrasto attivo all’inquinamento e ai suoi effetti (rappresentanti di Rete GAS vicentina, Mamme no PFAS, Legambiente, associazioni locali) ha aperto nuovi orizzonti di impegno civile ai ragazzi.

Di seguito alcune annotazioni libere raccolte sui corsi hanno condensato il vissuto degli studenti:

  • Apprezzo la volontà di rendere nota la tematica affinché ognuno possa fare qualcosa.
  • Un corso molto interessante, andrebbe proposto a tutti.
  • Relatori competenti.
  • Gli argomenti hanno fatto riflettere anche sui gesti comuni quotidiani.
  • Molto utile per capire un argomento trascurato.
  • Sono stato scosso da queste informazioni. Ma ora so la realtà.
  • Ciascuno di noi può fare piccole azioni per migliorare la qualità della vita propria e degli altri.
  • Giornate utili che ci coinvolgono tutti. 
  • Abbiamo capito l’importanza dei problemi.
  • Particolarmente coinvolgente la presentazione delle mamme no Pfas.
  • Trovo i relatori che hanno parlato all’incontro, fossero ben preparati e hanno saputo trasmettere l’importanza e l’idea di quanto siano nocivi i pfas.
  • La conferenza mi è piaciuta molto per il modo in cui sono stati trattati gli argomenti.
  • L’incontro relativo ai PFAS è stato molto interessante in quanto ci ha permesso di conoscere molte caratteristiche che non conoscevamo di queste sostanze perfluoro alchiliche. Inoltre la spiegazione è risultata ancora più interessante in quanto si è soffermata su diversi aspetti che ci hanno fatto riflettere sulla situazione problematica dovuta alla presenza dei PFAS nelle acque pubbliche in Italia.

Altre riflessioni sulle assemblee con relazione medica contengono anche delle proposte o importanti sottolineature.

  • È molto importante promuovere attività come questa a scuola, aggiungendo possibilmente delle gite di classe o di più classi nei luoghi contaminati in modo da sensibilizzare gli studenti a questi e ad altri argomenti trattati.
  • Da ampliare […] con la partecipazione alle proteste, con alcune lezioni sul territorio idrogeologico e la sua gestione, magari con delle gite in acquedotti, fonti e stabilimenti di controllo e possibilmente anche una discussione di classe e altre attività riguardanti la prevenzione di alluvioni e inquinamento, con i collegamenti con burocrazia, lobby e mafia per informare e sensibilizzare le nuove generazioni.
  • Preferisco sostituire due ore di lezione per documentarmi con l’aiuto dell’insegnante su argomenti che riguardano la salute collettiva invece che rimanerne all’oscuro. Quindi, ben accette le iniziative di questo genere in cui i professori stessi si preoccupano di mettere alla luce dei propri studenti argomenti, come questi, che se non venissero trattati a scuola nessuno di noi ne sarebbe a conoscenza.
  • È importante sensibilizzare l’opinione e far passare le informazioni a tutti.
  • È un grave problema, ne va della salute di tante persone e non possiamo far finta di nulla.
  • L’intervento della madre ci ha particolarmente colpiti perché ha parlato di una realtà che è nostra, che ci riguarda.
  • Anche l’intervento del dottore è stato molto gradito per conoscere le caratteristiche scientifiche dei PFAS.
  • Questo incontro ci ha quindi fatto conoscere un po’ meglio la realtà che ci circonda. Tutti dovrebbero conoscere questa situazione, comprese le persone che non abitano nelle zone colpite
  • Ammiriamo tutte quelle persone che si sono messe in moto.

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PROIEZIONE FILM DOCUMENTARIO

A parte, valgono le considerazioni sulla proiezione del film americano, The devil we know” di cui PFAS.land (organo di informazione on line del Movimento) ha acquistato la licenza promuovendolo nelle scuole.                   

Il documentario, proiettato in lingua originale, è espressione di un vero e proprio laboratorio didattico che risale al 2018/ 2019, primo anno di vita del nostro progetto educativo nelle scuole: porta i sottotitoli italiani curati dagli studenti di tre classi quinte dell’Istituto Tecnico Boscardin, sotto la supervisione della docente di inglese, prof.ssa Stefania Romio, coadiuvata dal prof. Stefano Mano, con la collaborazione del Gruppo di Regia LET’S STOP THEM, curato dalla Redazione di PFAS.land, coadiuvato dai medici ISDE di Vicenza e dalla stessa casa di produzione.

“Un lavoro di partecipazione diretta, attiva, in prima persona degli stessi giovani che dovranno difendere il proprio futuro. Un lavoro partecipato dal potenziale enorme. Che parte dal basso, dagli studenti, dalle scuole, per arrivare molto in alto. Dove tremano le coscienze” (Alberto Peruffo).

Un documento unico per fedeltà al testo originale, per correttezza scientifica. 

Il film, che narra la storia della grande contaminazione ambientale da PFAS in West Virginia da parte della multinazionale DuPont, è stato per noi, quest’anno, un primo esperimento alla stregua del cineforum, dal forte impatto emotivo, e di grande valore educativo e didattico sia per i docenti presenti, sia per gli studenti (sentimenti evidenziati in appositi articoli posti nei siti delle scuole).

Prenderemo in considerazione alcuni suggerimenti degli stessi studenti:

  • Siamo già a conoscenza del percorso delle proteste e delle manifestazioni (molte famiglie e alcuni studenti hanno partecipato) e non ci interessa molto la cronistoria di queste cose. Ci interessa molto di più lo stato attuale: acqua sicura? come? dove? perché? – Liceo Roveggio, Cologna Veneta.

Sul piano organizzativo faremo tesoro delle critiche e delle proposte venute dagli studenti e dalla viva esperienza. 

Ci riproponiamo di migliorare le modalità della presentazione del film che proiettiamo.

Abbiamo constatato che ai ragazzi non basta vedere un film su quanto successo in USA e, tramite il dibattito, stimolare un confronto con quanto è accaduto in Veneto e sul modo in cui si è sviluppata la cittadinanza attiva nei i due paesi. Sicuramente, prima della proiezione del film, oltre alla breve introduzione, in cui presentiamo il progetto educativo e con esso il film, una breve sintesi, da parte del medico ISDE, relativa alle malattie causate dai pfas, coinvolgerebbe di più  gli studenti nel merito di problematiche di cui parla il documentario che sono presenti anche nel nostro territorio e che potrebbero riguardare personalmente anche loro, le famiglie e gli amici.

Permetterebbe, a mio parere, di aprire un dibattito veloce subito dopo la proiezione, tale da rispondere alle domande e alle riflessioni indotte dal film.

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QUALI PROSPETTIVE PER IL NOSTRO PROGETTO

L’intero percorso del progetto educativo si snoda sulla messa in discussione di alcuni valori o disvalori della società industrialista e mercantilistica, responsabile di un degrado inaccettabile che lambisce la stessa origine della vita.

Emerge dai fatti e dagli effetti nefasti della contaminazione ambientale, la necessità di un CAMBIO DI PARADIGMA, come espresso efficacemente dal movimento ecologista degli studenti.                                                                                      

Oggi, di fronte alla pandemia provocata dal Coronavirus, il rapporto tra degrado ambientale, inquinamento irreversibile del pianeta e insorgenza di nuove patologie trova conferma nella drammaticità dell’esperienza.

«Perché un dato è incontrovertibile […] le pandemie degli ultimi anni sono determinate dalle nostre azioni scriteriate sull’ambiente»
Mario Tozzi, geologo.

Passata l’emergenza, troveremo nuove forme per coinvolgere la scuola, mettendo a fuoco le problematiche che questa emergenza del coronavirus ha sollevato.  Perché essa è una delle tante manifestazioni di un’emergenza ben maggiore che ci attanaglia da tempo: quella climatica /ambientale.

Dei singoli pareri di studenti ci hanno colpito in quanto mettono in luce la “rimozione” che continuiamo ad avvertire tra la popolazione quando informiamo sui rischi per la salute umana causata dai Pfas:

«Nel 2020 non serve parlare perché purtroppo viviamo in una comunità in cui quando non vediamo il problema pensiamo che non ci sia, soprattutto nei giovani».
IIS Dal Cero

«Alcuni sostengono che tra qualche decina di anni non avverranno più guerre per le armi, ma bensì per il controllo dell’acqua a causa del cambiamento climatico. Queste frasi di alcuni scienziati e studiosi dovrebbero far riflettere su come, in tempi rapidissimi, siamo riusciti a cambiare l’equilibrio del pianeta in cui viviamo. Allora, mi chiedo io, se siamo consapevoli di quello che potrebbe accadere in futuro perché andiamo a distruggere la risorsa più importante per noi esseri viventi: l’acqua!».        IIS Algarotti

Il drammatico impatto della pandemia globale ha comportato, anche per la scuola, enormi problematiche e indotto nuove esperienze didattiche.

Non si sa ancora come avverrà il rientro degli studenti il prossimo anno scolastico. 

Ci rendiamo conto del bisogno che le scuole hanno di recuperare il tempo perduto e della necessità di ridurre al minimo tutto ciò che non attiene ai programmi scolastici.

Tuttavia pensiamo che dedicare tempo e spazio ad una iniziativa, come la nostra (nelle forme e modalità dettate da dispositivi di sicurezza previste dal dopo coronavirus), che contestualizzi nella realtà in cui i ragazzi vivono, i saperi appresi dalla scuola, sia indispensabile per attualizzare una maggior comprensione di quanto è avvenuto e sta avvenendo.

Non ci stanchiamo di ripeterlo: l‘azione dei PFAS non è secondaria a quella della pandemia vissuta in questi terribili mesi.  

Anche essa si sta sviluppando sul piano planetario e mette a rischio la stessa sopravvivenza della specie umana attraverso l’azione diretta degli interferenti endocrini sulla nostra salute e sul nostro genoma.

La differenza tra la contaminazione PFAS e il COVID 19 è che la prima agisce silenziosamente e con tempi più lunghi: è invisibile ai media e i suoi effetti si evidenzieranno quando ormai sarà troppo tardi.

Moltissime aziende continuano ad usare i PFAS sul territorio del Veneto e a scaricare i reflui delle loro lavorazioni nei corsi d’acqua e nei campi. C’è senza dubbio, da parte della classe politico-imprenditoriale, una grande sottovalutazione della gravità del danno provocato dalla “disattenzione” sullo stato delle acque e sulla grande contaminazione da PFAS che ormai si è diffusa su tutto il territorio regionale. Il veleno silenzioso continua a diffondersi grazie alle mancate bonifiche, a una disastrosa politica del trattamento dei rifiuti e alle autorizzazioni concesse ad aziende localizzate in siti inadeguati, come dimostra la stessa mappa dei cosiddetti “siti di pressione” pubblicata recentemente da ARPAV.

La nostra azione è difficile, ma la rotta è giusta.

Anche nel momento più caldo della pandemia da coronavirus la continua pressione della Confindustria per far riaprire le aziende senza prima una adeguata programmazione dei trasporti, dei servizi sociali, degli orari, della sicurezza degli individui, hanno caratterizzato un dibattito che mette al secondo posto le problematiche della salute di fronte alle esigenze del profitto e del mercato.

Il richiamo alla “realtà”, alla dignità della persona, al suo diritto di star bene, da parte di un gruppo generoso di esperti, testimoni coraggiosi e cittadini attivi, entrati nelle scuole, ha rappresentato, all’interno del quadro desolante della società, la forza di una voce libera, autonoma. La presenza diretta del Movimento No Pfas nelle scuole ha garantito un confronto diretto e permanente con i ragazzi, con cittadini e con i docenti.

Riteniamo, quindi, che il progetto educativo sui Pfas sia una esperienza che vada difesa, sostenuta, pubblicizzata e riproposta nel prossimo anno.

Esprimo, a nome di tutto il Movimento, un sentito ringraziamento a quanti sono stati artefici del progetto. In calce la lista degli esperti e dei testimoni. Grazie a tutti.

Donata Albiero
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4 maggio 2020
Comitato di Redazione PFAS.land

rbt

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ESPERTI E TESTIMONI

*Francesco Bertola, Vincenzo Cordiano, Claudio Lupo, Giovanni Fazio, Vincenzo Pietrantonio (medici ISDE)

*Francesco Basso, Davide Sandini, (territorio); 

I testimoni di azioni concrete in difesa della salute del singolo e della comunità:

*Marzia Albiero, Massimo Bonavoglia, Elena Bottignolo, Gabriele Corradi, Elisabetta Donadello (Rete gas vicentina);

*Piergiorgio Boscagin ed Enrico Varali avvocato (Legambiente);

*Giovanna Dal Lago, Laura Facciolo, Mirella Franchetto, Mariangela Pacchin, Anna Maria Panarotto, Michela Piccoli, Simone Rossini, Patrizia Zuccato (mamme No Pfas)

*Alberto Peruffo, Stefania Romio (Pfas Land)

Senza nulla togliere al merito del gruppo operativo, uno speciale plauso va all’associazione ISDE con i suoi “coraggiosi”medici, sorretti dallo slogan «la salute non è in vendita», sempre presenti nelle serate, nei corsi, nelle assemblee e nel cineforum.

«Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione».
Albert Einstein

STAFF OPERANTE

APPROFONDIMENTI 

>> SLIDE MEMORIA STORICA AS 2019/2020 PDF di approfondimento con tutti i dettagli, a cura di Donata Albiero.

>> 4 MAGGIO ALLEGATO 1 CALENDARIO INCONTRI SVOLTI PDF incontri.

>> 4 MAGGIO ALLEGATO 2 SCHEDE SCUOLE INSIEME PDF scuole.

>> 4 MAGGIO ALLEGATO 3 RIEPILOGO DATI PDF dati.

GALLERIA RIASSUNTIVA DEL PROGETTO 2019/20

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