Era il 3 ottobre 2017 quando Robert Bilott, il più importante avvocato al mondo sulla questione PFAS, uscì dalla Procura di Vicenza dopo essere stato interrogato come “testimone informato sui fatti”. Il giorno prima era stato sentito dalla Commissione PFAS in Regione Veneto (v. pag. 217 BUR 97s 2018), mentre la sera del primo ottobre era stato protagonista di una serata storica presso il Teatro Comunale di Lonigo. All’uscita dal Tribunale di Vicenza, gli attivisti che avevano accompagnato Bilott, insieme con gli avvocati del movimento No Pfas, in presenza dello stesso avvocato americano, erano stati assicurati che la questione PFAS sarebbe diventata priorità assoluta della Procura di Vicenza, dopo i dubbi emersi dalle dichiarazioni del Procuratore Capo Antonino Cappelleri alla fine dell’audizione del 14 settembre con la Commissione Parlamentare Ecomafie, procuratore già in difficoltà sui casi Borgo Berga e Banca Popolare di Vicenza.
È passato un anno e dalla Procura ancora nessun segnale, se non in senso contrario. Sono arrivati 5 avvisi di garanzia agli attivisti e la MITENI sembra avviata verso il concordato fallimentare, nonostante la flagranza di reato degli ultimi mesi.
Parte del movimento No Pfas ha così deciso, ad un anno giusto dalla visita di Bilott, di chiedere audizione presso il nuovo Ministro della Giustizia. Di seguito la lettera inviata via pec il 3 di ottobre dall’Ufficio nazionale Greenpeace di Roma. In calce una galleria di quei giorni.
+++
Alla cortese attenzione dell’On. Alfonso Bonafede
Ministro della Giustizia
VICENZA 03.10.2018
Oggetto: INQUINAMENTO DA PFAS IN VENETO – RICHIESTA DI INCONTRO
Onorevole Ministro,
Come Le è noto una vasta area del Veneto, compresa tra le province di Vicenza, Verona e Padova è interessata dalla contaminazione da PFAS, composti chimici di sintesi impiegati in numerosi processi industriali e beni di consumo. Nonostante la gravità del fenomeno sia ufficialmente nota dal 2013, ad oggi le Istituzioni preposte (nazionali e locali) non hanno ancora messo in atto azioni adeguate ad individuare ed eliminare tutte le fonti di immissione di queste sostanze, per risolvere l’inquinamento all’origine e tutelare efficacemente l’ambiente e la salute dei cittadini. I rischi che corre la popolazione residente, superiore ai 350 mila abitanti, sono confermati dai dati sempre più allarmanti derivanti dagli esiti del biomonitoraggio condotto dalla Regione Veneto su campioni ematici della popolazione residente, nonché le ricerche recenti condotte dall’equipe del Prof. Foresta che sanciscono, senza più dubbi, il danno biologico provocato dall’esposizione a queste sostanze.
Nonostante l’azienda chimica Miteni di Trissino sia stata identificata dalle autorità locali come la sorgente principale dell’inquinamento da PFAS, ad oggi, non è stata intrapresa alcuna azione risolutiva, sia di natura amministrativa e/o giudiziaria, nei confronti dell’azienda stessa. Sul fronte giudiziario, la Procura di Vicenza, negli anni 2013-2014, aveva aperto e successivamente archiviato un primo filone d’indagine per poi aprirne uno nuovo ad inizio 2017 in cui, in base a quanto si apprende a mezzo stampa, risulterebbero iscritti nel registro degli indagati numerosi dirigenti presenti e passati dell’azienda Miteni. Tuttavia, almeno fino alla data odierna, all’inscrizione nel registro degli indagati non è seguito alcun provvedimento concreto da parte della Procura di Vicenza. L’assoluta assenza di provvedimenti giudiziari – a quasi due anni dall’apertura delle indagini – è fonte di ulteriore allarme e preoccupazione per la popolazione che, oltre a subire sulla propria salute gli ingenti danni della contaminazione da PFAS, rischia di non ottenere giustizia e alcuna applicazione del principio “chi inquina paga”.
Non solo, in questi giorni cinque attivisti NO PFAS del nostro movimento sono stati colpiti da Avviso di Garanzia per aver partecipato a un SIT-IN di protesta, assolutamente pacifico e civile. Un comportamento che capovolge il ruolo della Giustizia: solerte a procedere contro cittadini attivi che protestano e anni di ritardi, indagini pendenti, processi che non partono nelle aule dei tribunali contro coloro che vengono indicati come i maggiori responsabili di un crimine ambientale dalle dimensioni abnormi.
Pertanto, in base a quanto descritto, Le chiediamo urgentemente un incontro ufficiale, con una nostra delegazione, per poter discutere il caso di inquinamento da PFAS in Veneto e il possibile intervento del Ministero della Giustizia a tutela della popolazione residente colpita da questo gravissimo disastro ambientale: il più grande inquinamento dell’acqua potabile nella storia d’Europa, che sta portando patologie e tumori senza precedenti nelle nostre valli, tra i nostri figli. Siamo seriamente preoccupati e amareggiati. Viviamo nella paura.
Nell’attesa di un Suo gradito riscontro cogliamo l’occasione per porgerLe i nostri più cordiali saluti.
FIRMATO
Greenpeace, Cittadini Attivi Zone Contaminate, Rete Gas Vicentina, Cillsa, Comitati Zero Pfas Padova e Agno Chiampo, Medicina Democratica e i comitati/gruppi delle province contaminate del Veneto riunitisi nel piazzale del Tribunale di Vicenza per la Conferenza Stampa del 27 settembre a sostegno dei “Cinque Avvisi di Garanzia agli Attivisti No Pfas”.
+++
Fotografie di Alberto Massignan (foto cover), Marco Milioni, movimento No Pfas.
+++ APPROFONDIMENTI e DOCUMENTI +++
Qui >> la Galleria completa e i documenti della storica serata di Lonigo.
Qui >> la Lettera al Ministro della Giustizia in PDF.
Qui >> il Bollettino Ufficiale della Regione Veneto numero 97 con l’audizione di Bilott da pag. 217 e tutta la questione PFAS redatta dalla Commissione Speciale guidata da Manuel Brusco.
Rispondi